Donald Sutherland, uno degli attori più amati e apprezzati del panorama cinematografico, è morto a Miami all’età di 88 anni. La triste notizia è stata data dal figlio Kiefer Sutherland sui social con un messaggio commovente: “Con il cuore pesante, vi dico che mio padre, Donald Sutherland, è morto. Personalmente lo ritengo uno degli attori più importanti della storia del cinema. Mai scoraggiato da un ruolo, buono, cattivo o brutto. Amava ciò che faceva e faceva ciò che amava, e non si può mai chiedere di più. Una vita ben vissuta“.
La carriera di Sutherland è stata straordinaria e intensa. Nato il 17 luglio 1934 a Saint John, New Brunswick (Canada), ha studiato ingegneria all’Università di Toronto, per poi trasferirsi in Inghilterra a studiare recitazione presso la London Academy of Music and Dramatic Art. Il suo debutto cinematografico è avvenuto nel 1964 con il film horror italiano “Il castello dei morti vivi” di Herbert Wise e Warren Kiefer, dove ha avuto un doppio ruolo.
Dopo aver lavorato in diverse produzioni inglesi, Sutherland ha ottenuto il suo primo ruolo di rilievo a Hollywood con “Quella sporca dozzina” (1967) di Robert Aldrich, interpretando il soldato Vernon Pinkley. Il successo è arrivato con “Mash” (1970) di Robert Altman, dove ha interpretato il capitano Benjamin Franklin “Occhio di Falco” Pierce, un chirurgo dall’irresistibile comicità, al fianco di Elliott Gould. Questo ruolo gli ha aperto le porte a una vasta gamma di offerte cinematografiche.
Tra le sue interpretazioni memorabili, Sutherland è stato un dubbioso regista in crisi in “Il mondo di Alex” (1970) di Paul Mazursky, un detective privato in “Una squillo per l’ispettore Klute” (1971) di Alan J. Pakula, e un Cristo onirico in “E Johnny prese il fucile” (1971) di Dalton Trumbo. Ha lasciato un segno indelebile come un restauratore paranoico con poteri soprannaturali in “A Venezia… un dicembre rosso shocking” (1973) di Nicolas Roeg.
L’attore ha raggiunto l’apice della sua carriera con tre ruoli iconici: un omicida in “Il giorno della locusta” (1975) di John Schlesinger, il feroce fascista Attila in “Novecento” (1976) di Bernardo Bertolucci, e il malinconico seduttore veneziano in “Il Casanova” (1976) di Federico Fellini.
L’annuncio della scomparsa di Donald Sutherland è stato dato anche da Missy Davy della Creative Artists Agency, che rappresentava l’attore, a “The Hollywood Reporter”. Con una carriera che ha attraversato decenni e ha toccato ogni genere cinematografico, Sutherland ha lasciato un’eredità indelebile nel mondo del cinema. Il suo talento, la sua dedizione e la sua passione per la recitazione continueranno a ispirare generazioni di attori e spettatori.
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