Carlo Dal Piaz: un talento del jazz contemporaneo

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Oggi abbiamo il piacere d’incontrare un musicista dal grande talento, Carlo Dal Piaz, versatile e innamorato più che mai del jazz, che non puoi spiegare ma che puoi solo vivere. 

Carlo parlaci un pò di te.

La mia passione per il jazz inizia nel 1984 a New Orleans dove ero in viaggio con i miei genitori.

Abbiamo infatti abitato complessivamente quasi 5 anni negli USA a metà degli anni ’80 dove ho frequentato le scuole elementari; sono poi tornato ad abitare a Los Angeles per frequentare la Ucla University e diplomarmi in music e music business nel 2006, mentre a 8 anni scopro la musica jazz proprio lì dove è nata.

Nel ’86 torno in Italia, per la precisione a Roma, e inizio le mie prime lezioni di pianoforte. Abbandono lo studio fino al liceo dove compro il mio primo basso elettrico e contestualmente ricomincio a suonare.

Tante le cover band a metà anni ’90 dove mi esibisco nella maggior parte dei locali di allora (Cetus, Palma, il Locale, Barca sul Tevere, vari pub per le vie del centro, centri sociali etc etc…) con il basso elettrico e poi 10 anni fa alla famosa Casa del Jazz Varie le formazioni tra i quali trii quartetti e quintetti.

Quali strumenti suoni?

Suono il basso elettrico, il contrabbasso, il pianoforte e la batteria.

Principalmente negli anni ho studiato il basso elettrico ed il contrabbasso. Ma come dicevo prima ho iniziato con le lezioni di pianoforte. Ho frequentato un po’ il conservatorio ma mi sono diplomato alla Ucla University, ho fatto un anno di studio alla Saint Louis di Roma. Ho partecipato a varie masterclass sia fisicamente che on line. Ho partecipato alle Umbria jazz clinics sia da studente che da assistente e lì ho avuto modo di conoscere e suonare con i musicisti del panorama jazz italiano e internazionale. Ho partecipato poi a varie Jam session a Roma e anche lì ho avuto modo di suonare con alcuni jazzisti italiani noti. Per quanto riguarda le masterclass on line, ho piacevolmente imparato molto da quelle tenute dal grande pianista be bop Barry Harris.

Hai suonato con musicisti importanti, cosa ti hanno trasmesso?

I musicisti che ho conosciuto e con cui ho avuto la possibilità di suonare (anche in situazioni informali come le Jam Session o masterclass) o collaborare sono vari e ne elenco alcuni (tra i quali alcuni molto noti) che mi hanno influenzato per la loro bravura: Karl Potter, Fabio Zeppettella, Giovanni Tommaso, Roberto Tarenzi, Enrico Bracco, Mauro Ciccozzi, Gianni Quattrocchi, Davide Pistoni, Filippo Salera, Tommaso Castellani, Roberto Ghersi, Roberto Federico, Luca Annessi, Michele Chiogna, Tony Esposito, David Colaiacomo, Angelo Capasso e molti altri.

Tutti loro mi hanno trasmesso insegnamenti diversi ma in comune sicuramente la professionalità e la passione per Il jazz sono le matrici nella quale mi sono sempre trovato bene. Auguro a tutti loro una splendida e longeva carriera.

La musica è un viaggio extracorporeo o vibrazione dell’anima?

La musica non saprei se può diventare un viaggio extracorporeo ma sicuramente come vibrazione dell’anima può perdurare. Anche la metafora del viaggio comunque può essere presa in considerazione. La musica sicuramente può spaziare tra entrambe le definizioni diventando con la pratica uno studio metodico che diventa una vera e propria filosofia di vita specialmente se si raggiungono le così dette 10 mila ore di pratica. Raggiunto quell’obiettivo in effetti le cose cambiano e la sicurezza sullo strumento lascia infiniti spazi sia per l’improvvisazione sia soprattutto per il campo più rilevante che è quello della ricerca. Ricerca di suoni che si accompagnano ad ulteriori studi in campo acustico per ottenere determinati obiettivi. La strada è lunga fortunatamente.

Il jazz è improvvisazione, sperimentazione, ricerca, incanto, cosa ti guida nel tuo percorso?

Il jazz sicuramente coincide con tutte le definizioni della domanda. Alle quali si potrebbe anche aggiungere lo spirito di emulazione dei propri idoli e delle migliaia di registrazioni che ci hanno lasciato; un patrimonio inestimabile che con l’avvento d’internet può essere facilmente ascoltato e di cui beneficiare.

Nel mio caso suonando più strumenti con la tecnica della sovra incisione mi trovo in linea con la definizione di ricerca costante di raggiungere determinate sonorità pur rimanendo la voglia incessante di suonare con nuovi trii e quartetti jazz.

A cosa stai lavorando?

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Ora sono stato preso come contrabbassista di fila nell’orchestra sinfonica diretta dal maestro Roberto Federico della città (MSPO, Merano Pop Symphony Orchestra) in cui attualmente vivo, ovvero Merano; e mi sono esibito varie volte (tra i quali vari auditorium e conservatori della regione) con progetti quali i Queen Symphonic e Colonne Sonore che hanno registrato un grande consenso di pubblico. Colgo l’occasione di ringraziare appunto il direttore dell’orchestra per avermi coinvolto. Oltre agli impegni dell’orchestra sono bassista elettrico in un trio che abbiamo chiamato Soundscapes con i quali suoniamo brani tratti dal repertorio jazz internazionale e riarrangiati in chiave moderna. Sono sotto contratto con una società di edizioni (Italian Way Music) di Milano e continuo la mia collaborazione con il gruppo Dita diretto da Angelo Capasso per il quale è uscito da un anno un disco nel quale suono il basso elettrico.

Continuo incessantemente la ricerca delle sonorità legate al trio base del jazz, che sono basso batteria e piano, con la tecnica della sovraincisione ma come dicevo prima la strada è lunga.

Cosa ti incanta?

Quello che mi incanta sono i musicisti anni ’60 americani fino ai giorni nostri:

Insomma tutte quelle gemme incredibili del jazz e del bebop sia Statunitensi che Italiani.

Il momento (musicalmente) più emozionante della tua vita?

Alcuni momenti tra i tanti che ricordo piacevolmente sono sicuramente un capodanno a Latina nel 2001 con Karl Potter davanti a 10 mila persone ed aprendo per la cantante Giorgia; una esibizione con musicisti internazionali alla rassegna di Umbria jazz clinics a Perugia; ed un concerto all’Atlantico (dopo aver vinto una rassegna indetta dalla Casa del jazz) con Mauro Ciccozzi Trio ed aprendo per Simon Philips Protocol Tour 2.

Writer
Dionilla Ceccarelli


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