Oggi il mondo del cinema piange la scomparsa di Alain Delon, leggendario attore francese, morto all’età di 88 anni. Delon si è spento serenamente nella sua casa di Douchy, circondato dall’affetto dei suoi cari: i figli Alain Fabien, Anouchka e Anthony, e il suo fedele cane Loubo. In un comunicato congiunto, la famiglia ha chiesto di rispettare la loro privacy in questo momento di profondo lutto.
Descrivere Alain Delon è un’impresa ardua, tanto complessa quanto la sua figura iconica. Dotato di una bellezza indescrivibile e di un fascino senza tempo, Delon è stato molto più di un semplice attore: era un simbolo di eleganza, carisma e talento. La sua carriera, costellata di successi, lo ha reso uno dei volti più riconoscibili e amati del grande schermo.
Il suo nome rimarrà per sempre legato a ruoli memorabili, come quello del Principe Tancredi in Il Gattopardo e di Rocco Parondi in Rocco e i suoi fratelli, entrambi capolavori diretti da Luchino Visconti. Personaggi che hanno scolpito nella memoria collettiva l’immagine di un attore capace di incarnare al meglio il dramma e la bellezza della condizione umana.
Alain Delon non era solo un’icona di stile e un sex symbol senza tempo, ma anche un interprete raffinato, capace di dare vita a personaggi complessi e tormentati. Michelangelo Antonioni lo volle accanto a Monica Vitti in L’eclisse (1962), un film premiato a Cannes e che segnò uno dei momenti più alti della sua carriera. Nello stesso anno, recitò con Jean Gabin in Any Number Can Win, conquistando il pubblico con la sua interpretazione di un criminale affascinante.
Nonostante un breve tentativo di sfondare a Hollywood, Delon trovò il suo vero successo in Europa, dove consolidò la sua carriera. La sua collaborazione con Jean-Pierre Melville nella trilogia noir composta da Il samurai, I senza nome e Notte sulla città gli valse il riconoscimento internazionale come uno degli attori più talentuosi della sua generazione.
Nato da un salumiere, Delon aveva un carattere focoso e una vita ricca di passioni. Amori celebri, come quelli con Romy Schneider e Mireille Darc, lo accompagnarono lungo il suo percorso. Di sé stesso, disse con orgoglio: «Ho fatto bene tre cose: il mio lavoro, le stupidate e i miei figli».
Negli ultimi anni, Alain Delon aveva affrontato problemi di salute e la tristezza di un’esistenza che sentiva ormai giunta al termine. “Voglio morire, la mia vita è finita“, aveva confidato, ammirando la scelta coraggiosa di personaggi come Ernest Hemingway e Roman Gary.
Il mondo del cinema gli aveva reso un omaggio speciale nel 2019, quando, malato ma ancora in vita, ricevette la Palma d’Oro alla carriera al Festival di Cannes. Un riconoscimento che Delon definì “un omaggio postumo, ma in vita”, testimonianza dell’affetto e dell’ammirazione che il pubblico e i suoi colleghi gli hanno sempre riservato.
‘Alain Delon, l’angelo malvagio’ come lo definiva la critica, ha lasciato un segno indelebile nella storia del cinema. Con la sua morte, si chiude un capitolo d’oro della settima arte, ma il suo spirito e il suo sguardo magnetico continueranno a vivere nei suoi film e nei cuori di chi lo ha amato.
Salve sono una manager esperta in comunicazione, che punta sull’innovazione e la ricerca, il mio settore è legato alla sfera moda anche se la mia cultura e il mio spirito di osservazione mi portano ad avere sfaccettature che sinergicamente si avvicinano all’arte, alla musica e a tutto ciò che svela la nuova tendenza. Adoro il mondo del Fashion che coltiva la cultura e le tradizioni: incantata dalla genialità di un Alexander McQueen e dall’eleganza innovativa di un Jean Paul Gaultier. Sono una sognatrice autentica che crede che le passioni sono l’alimento per concretizzare i sogni, amo viaggiare,visitare musei, conoscere e documentarmi sempre….