Attrice teatrale e cinematografica, conduttrice di programmi televisivi di grande successo, Daniela Poggi è da sempre impegnata nel sociale per la lotta alla parità delle donne e la tutela e la vita degli animali.
Ambasciatrice dell’Unicef per aiutare i bambini in Africa, è stata anche assessore alle politiche culturali del comune di Fiumicino. Ha girato tanti film con registi importanti come Chabrol, Paolella, Veronesi e Sindoni e tanti altri.
Oggi abbiamo il piacere d’incontrarla per parlare del suo romanzo d’esordio: “Ricordami” dove racconta la sua esperienza di vita vissuta a contatto con la madre colpita dall’Alzheimer svelando quanto questo evento abbia impattato sulla sua vita e sul suo sentire.
Un romanzo intenso, di emozioni e luoghi.
Mia madre era malata d’Alzheimer, spesso non mi riconosceva e non ricordava più il mio nome. Ritrovarmi senza nome e senza identità è stato destabilizzante.
Sono stati anni difficili, ho provato un dolore trasversale che mi ha toccato profondamente, cambiando radicalmente il mio modo di rapportarmi alla vita.
La sua malattia ha risucchiato le mie energie e le mie certezze suscitandomi un vortice di emozioni. Alla pena per la sua malattia si è aggiunto il rimpianto per le scelte non fatte, l’amarezza per gli obiettivi non raggiunti, la delusione per i sogni infranti, il gelo di mani lasciate troppo in fretta. Il successo, le mille gratificazioni che mi aveva regalato la mia carriera erano divenuti superflui, quasi insignificanti”.
Sono stata costretta a “ripensarmi” è anche di questo che racconto nelle pagine del mio romanzo.
Perché ha scritto questo romanzo?
Ho sentito forte l’esigenza di scrivere, per far ordine, per fissare sulla carta i ricordi, per ricercare la mia vera identità tra le pieghe della vita e soprattutto perché dell’Alzheimer se ne parla ancora troppo poco.
Cosa significa per lei scrivere?
Per me ogni singola parola impressa su carta è come un seme fruttuoso che fa germogliare la speranza.
Come è nato il desiderio di realizzare questo grande lavoro?
Nel 2008 ho scritto un recital: Io, Madre di mia madre in cui raccontavo la sua malattia e le mie emozioni. Fu una pièce teatrale di grande successo, spesso mi chiedevano se il monologo fosse tratto da un libro ma non avevo ancora elaborato l’idea di realizzarne uno.
Negli anni ho continuato a scrivere di me, delle mie fragilità, del dolore per la perdita di mia madre. Accumulando pagine su pagine, che riponevo in una cartellina.
Nel 2019 avendo interrotta, a causa della pandemia, la mia tournée teatrale su Emily Dickinson ho capito che era giunto il momento di dedicarmi alla stesura del romanzo.
Cosa ha significato per lei scrivere questo libro?
Scrivere questo libro è stato impegnativo, è stato come ricostruire il grande puzzle della mia vita.
Ho riguardato tante vecchie foto. Sono ripartita da quelle immagini sbiadite, spesso stropicciate ma vibranti di vita per ritrovare un senso.
Rimettere insieme tutte le tessere è stato un esercizio di pazienza e di coraggio. Un esercizio a volte doloroso, altre lieve, che mi ha provocato tante lacrime ma che mi ha anche regalato quella dolcezza che scalda il cuore e fa fiorire il sorriso.
Quale è il suo ricordo più caro, di quel periodo?
Mia madre è morta tra le mie braccia. Nell’ultima notte c’è stato uno scambio di ruoli: io, madre di mia madre l’ho accudita fino all’ultimo respiro; io, figlia gli ho rivelato tutti i miei segreti, tutti i miei rimpianti, in un flusso di parole e di sguardi che mi facevano capire che le mie parole, il mio amore avevano penetrato la nebbia della malattia e che mi comprendeva. Ci siamo comprese, accolte, confortate e questo mi ha permesso di continuare il mio percorso con serenità. Questo è il mio ricordo più caro.
Writer:
Dionilla Ceccarelli
Cosmopolita e sognatrice. Studia lingue: Russo, Tedesco e Francese. Ama nuotare, la natura, la moda e l’arte.Adora viaggiare, il rito del thè e la letteratura russa.