Il regno creativo di Dior ha un nuovo sovrano, e il suo nome è Jonathan Anderson. Dopo l’annuncio, ad aprile, della sua nomina alla guida di Dior Men, il designer nordirlandese conquista ufficialmente anche il trono lasciato vacante da Maria Grazia Chiuri, diventando il nuovo direttore creativo delle collezioni donna: prêt-à-porter, haute couture e accessori.
Una mossa potente — e perfettamente allineata con la strategia LVMH — che segna la fine di un’epoca femminista e impegnata, e l’inizio di una visione unificata sotto una sola, fortissima firma.
La consacrazione di Anderson arriva dopo settimane di rumor, fughe di notizie e attesa da parte dell’industria. Ora è ufficiale: Dior ha scelto un solo timone per navigare l’intero universo creativo della maison, un gesto che sa di rivoluzione calcolata. Il debutto ufficiale? Il prossimo 27 giugno a Parigi, con la collezione menswear, che suona già come il primo atto di un progetto molto più ampio.
Classe 1984, nato in Irlanda del Nord, Anderson ha abituato il pubblico a una creatività irriverente e concettuale, colta e teatrale. Il suo percorso comincia in modo imprevisto: non con la moda, ma con la recitazione. A 18 anni vola a Washington per studiare alla Juilliard School, sognando Broadway, ma scopre il costume e con esso l’immaginario che ancora oggi alimenta il suo design. Dopo il London College of Fashion, fonda JW Anderson, quindi approda a Loewe, dove riscrive i codici del lusso artigianale spagnolo in chiave contemporanea.
Non è un caso che Luca Guadagnino lo abbia voluto per i costumi del film Challengers, né che Delphine Arnault abbia scelto proprio lui per disegnare la nuova era Dior. «Seguo Jonathan da oltre dieci anni. La sua visione moderna, unita al rispetto per la storia di Monsieur Dior, è ciò di cui abbiamo bisogno per portare la maison nel futuro», ha dichiarato la CEO di Dior, sottolineando il legame tra il talento del designer e la forza collettiva degli atelier.
Parole rafforzate dal presidente di LVMH, Bernard Arnault, che lo definisce «uno dei più grandi talenti creativi della sua generazione». Dichiarazioni che sembrano anticipare una stagione ad alto tasso simbolico, dove heritage e innovazione si fonderanno in modi imprevedibili.
E lui, Jonathan, raccoglie la sfida con tono misurato ma emozionato: «È un onore entrare in Dior come direttore creativo delle collezioni uomo e donna. Sono ispirato dalla sua storia profonda, dalla sua empatia. Non vedo l’ora di lavorare con gli atelier per scrivere il prossimo capitolo».
Chiuri lascia dopo nove anni intensi, in cui ha scolpito la figura di una donna consapevole, politica, mai decorativa. Anderson prende il testimone per raccontarla — o forse riscriverla — attraverso la sua lente fatta di gender-fluidità, teatralità e rigore intellettuale. Se Dior finora ha parlato al femminile con orgoglio, ora potrebbe farlo in un linguaggio universale. Il risultato? Ancora tutto da decifrare, ma l’attesa è già febbrile.
Una cosa è certa: l’era di Jonathan Anderson a Dior non sarà silenziosa.

Salve sono una manager esperta in comunicazione, che punta sull’innovazione e la ricerca, il mio settore è legato alla sfera moda anche se la mia cultura e il mio spirito di osservazione mi portano ad avere sfaccettature che sinergicamente si avvicinano all’arte, alla musica e a tutto ciò che svela la nuova tendenza. Adoro il mondo del Fashion che coltiva la cultura e le tradizioni: incantata dalla genialità di un Alexander McQueen e dall’eleganza innovativa di un Jean Paul Gaultier. Sono una sognatrice autentica che crede che le passioni sono l’alimento per concretizzare i sogni, amo viaggiare,visitare musei, conoscere e documentarmi sempre….