Intervista a Rosalia De Souza – L’Eterna Voce della Bossa Nova

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Dieci domande per scoprire l’anima della bossa nova

Rosalia De Souza, nata il 4 luglio 1966 a Rio de Janeiro, è considerata la più celebre interprete brasiliana di bossa nova al mondo. Con la sua voce unica e la capacità di fondere la tradizione musicale brasiliana con influenze jazz e contemporanee, ha conquistato i cuori di un pubblico internazionale.

Trasferitasi in Italia nel 1988, ha incontrato il produttore Nicola Conte, dando inizio a una collaborazione che ha segnato l’avvio della sua straordinaria carriera. Il suo album d’esordio, Garota Moderna (2003), ha riscosso un successo globale, seguito da progetti iconici come Brasil Precisa Balançar (2006) e D’Improvviso (2009).

Con otto album all’attivo, performance sui palcoscenici più prestigiosi del mondo e collaborazioni con leggende del calibro di Roberto Menescal e Marcos Valle, Rosalia continua a rappresentare la bossa nova nel panorama musicale contemporaneo, mantenendo vivo il legame tra Brasile e Italia. Un’artista straordinaria che, ancora oggi, incanta il pubblico con concerti memorabili e progetti innovativi.

Guardando ai tuoi primi anni in Italia, cosa ricordi del tuo incontro con Nicola Conte e del progetto Fez? Quanto è stato importante quel momento per la tua carriera?

R: È stato un momento bellissimo della mia vita. Ritrovarmi immersa in quell’ambiente creativo, pieno di musicisti con idee innovative e una conoscenza profonda della mia cultura, è stata una sorpresa incredibile. In quel momento ho capito che potevo fare musica seriamente e sentirmi finalmente una cantante a tutti gli effetti.

 

Rosalia De Souza

 

Nel 1995 hai partecipato alla creazione di Novo Esquema De Bossa del Quintetto X. Cosa significava per te portare la bossa nova in un contesto europeo così innovativo?

R: Ho partecipato come cantante e coautrice di un brano. All’epoca non conoscevo artisti che suonassero quella musica, e forse non ero nemmeno troppo entusiasta. Ma portare la bossa nova in quel contesto significava dare aria nuova a brani del passato che molti avevano dimenticato. Era una forma di rinascita.

Come hai vissuto l’esperienza di esibirti al Montreux Jazz Festival e al Womad in città come Mosca, Lisbona e Las Palmas? Quei palchi hanno cambiato il tuo approccio alla musica dal vivo?

R: Sinceramente, non ho mai visto l’evento in sé come qualcosa di grandioso. Per me era semplicemente un altro palco dove fare ciò che amo. Ciò che è cambiato è stata la mia apertura verso persone che non conoscevo, ma che accompagnavano la mia cultura con un’intensità che mi ha profondamente colpita.

La collaborazione con Roberto Menescal e Marcos Valle per Brasil Precisa Balançar è stato un ritorno alle radici. Com’è stato lavorare con due leggende della musica brasiliana?

R: Come posso spiegare… è stato un onore immenso! Cantare per delle icone della nostra musica e registrare in Brasile, con la produzione di Roberto e la sua band… Mai avrei immaginato di riuscire in un’impresa del genere.

 

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Nel 2010 hai presentato D’Improvviso al Blue Note di Milano. Cosa hai provato quella sera e perché pensi che il disco sia ancora così amato?

R: Ricordo solo il nervosismo, che accompagna sempre ogni mio debutto. Penso che l’omaggio all’Italia, cantando in italiano, abbia toccato il cuore di molte persone. Molti non mi avevano mai sentita cantare nella loro lingua, ed è stato il modo in cui ho mostrato il mio lato più romantico, fino ad allora nascosto.

Nel 2018 con Tempo hai scelto un approccio più autentico e personale, scrivendo anche i testi. Cosa ti ha spinto in questa direzione?

R: È stata una scelta dettata anche da esigenze commerciali. Ho accettato compromessi che prima non avrei considerato. Non me ne pento, ma quel progetto è stato dimenticato a causa dell’incompetenza di chi lo ha gestito. Io ho fatto la mia parte, mi sono messa in gioco, e resta il dispiacere per la poca visibilità.

Il tuo legame con l’Italia si è consolidato anche grazie a collaborazioni con musicisti napoletani e l’omaggio a Pino Daniele. Cosa ti ha ispirato in quel tributo?

R: Pino Daniele è stato la colonna sonora dei miei primi anni in Italia. L’omaggio è nato dopo la sua scomparsa, ma già da prima cantavo qualcosa di suo nei miei live, soprattutto in Campania, dove il pubblico è incredibilmente caloroso. Amo quella terra e le persone che mi seguono.

Hai avuto un’intensa attività live in Giappone, dal Cotton Club ai concerti con Menescal. Che differenze noti tra il pubblico giapponese e quello europeo?

R: I giapponesi sono molto composti e rispettosi. Amano la musica brasiliana e seguono con passione tutto ciò che riguarda la bossa nova. È sempre un’esperienza magica esibirsi per loro.

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Dal 2003 con Garota Moderna hai esplorato la fusione tra bossa nova e jazz contemporaneo. Come è evoluto il tuo stile musicale in questi vent’anni?

R: È cambiato tantissimo. Devo dire che nei miei live non ho mai utilizzato supporti elettronici. Sono sempre stata accompagnata da musicisti straordinari, sia artisticamente che umanamente. L’evoluzione è nata naturalmente, dalla voglia condivisa di esplorare sempre nuove strade.

Cosa manca oggi per supportare davvero la musica di qualità?

R: Manca l’amore per la musica. Oggi chi fa musica spesso lo fa per fama o per denaro. Si è persa la volontà di comunicare emozioni vere, esperienze autentiche. L’innovazione ha svuotato la musica della sua anima. I sentimenti sono ridotti a cliché: un’auto, un orologio, la ragazza di turno…

 

Rosalia De Souza
Foto: Ida Santoro

 

Su cosa stai lavorando attualmente?

R: Ho appena concluso un nuovo progetto con musicisti danesi. La bossa nova si è spostata a nord, in una dimensione dove contano più le note che non si suonano, piuttosto che i virtuosismi. A volte il silenzio dice molto di più di mille parole.

Dopo otto album e oltre trent’anni di carriera, senti di avere ancora qualcosa da realizzare?

R: Nella musica non si finisce mai. Ho tante canzoni in testa e altre ancora da interpretare. Non penso al futuro, lascio che la vita scorra, come l’acqua in un fiume. Non sa dove andrà, ma non può sottrarsi al suo percorso.


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