La forza di “Adriana”, una mamma creativa
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Cari lettori, oggi vi racconto attraverso un’intervista, una storia come tante e come poche, qualcosa che porta alla luce la verità di tante famiglie e di tante mamme italiane e del mondo, che ogni giorno con forza e coraggio lottano per proteggere i propri figli.
La protagonista in questo caso è Adriana un’insegnante delle scuole medie superiori, moglie e madre di un bambino nato con la labiopalatoschisi.
- Salve Adriana, Lei è una moglie e madre di un bambino di nome Adriano, iniziamo dalla scelta del nome che avete dato a vostro figlio?
Sia io che mio marito volevamo dare un nome importante, un nome storico, così la scelta è ricaduta sul nome dell’omonimo Imperatore che è anche il mio nome e quello della mia nonna paterna.
- A che età è diventata mamma?
Sono diventata mamma a 36 anni, perché dopo la laurea in Ingegneria Chimica ho dedicato il mio tempo al lavoro e ai viaggi tralasciando il desiderio di mettere al mondo una creaturina, perché per una donna in carriera non è facile conciliare lavoro e famiglia, soprattutto quando non si hanno i familiari vicini.
Se potessi ritornare indietro farei sicuramente delle scelte diverse, anticiperei i tempi perché avere un figlio è una cosa meravigliosa.
- Quando è diventata mamma qual è stata la cosa più difficile che non si aspettava di dover affrontare?
Come ogni mamma avevo tutto pronto, corredino, palloncini, confetti, fiocco di nascita, ma ahimè sono rimasta da sola nella stanza della clinica dove ho partorito Adriano, perché è nato con una patologia congenita rara la “labiopalatoschisi”, di conseguenza fu trasferito d’urgenza in terapia intensiva in un altro ospedale.
Fu un fulmine a ciel sereno! Ricordo ancora, quando sotto l’effetto dell’epidurale, mi dissero che il bimbo era nato con delle schisi sul palato, sulla gengiva e sulla bocca utilizzando dei termini sconosciuti, a me poco comprensibili, non so, forse non volevo capire! Da quel momento la mia vita è cambiata, ma anche quella di tutta la famiglia, nonni e zii compresi.
- La patologia di cui è affetto Adriano, vi ha portato ad affrontare molti ostacoli, tra cui l’assistenza e le terapie a cui si deve sottoporre, ce ne può parlare?
Dopo i primi attimi di smarrimento, dopo aver preso coscienza di ciò che avesse il bimbo, ho cercato di documentarmi, di contattare specialisti ed associazioni per capire quale sarebbe stato l’iter da seguire e capii ben presto che la strada sarebbe stata lunga.
Sia per motivi funzionali (respirazione, suzione, lallazione, masticazione, linguaggio, udito, ritmi veglia/sonno, ecc) che estetici (cicatrici, ecc) avrei dovuto scegliere un centro di eccellenza per la labiopalatoschisi fuori dalla regione Sicilia, in cui operava uno staff multi specialistico che lavorava in team.
Non è stato facile affrontare delle scelte che avrebbero aiutato mio figlio ma che ne avrebbero condizionato tutta la mia vita. Presa la decisione, ci siamo dovuti armare di forza e coraggio, e soprattutto rimboccare le maniche perché sin dalle prime visite a tutto ciò che ne è conseguito dopo (interventi chirurgici, controlli, riabilitazioni e correzioni varie) era tutto molto impegnativo sia per il tempo impiegato, sia per le distanze, ma specialmente da un punto di vista economico.
- Oggi più che mai il nostro Paese e non solo sta affrontando un periodo storico molto difficile causa Covid, una preoccupazione in più per Lei come madre?
Anche se Adriano è un bimbo bello e pacioccone, ha delle difese immunitarie molto basse, soprattutto per quanto riguarda le malattie respiratorie e quindi cerchiamo di stare attenti e di applicare tutte quelle azioni di prevenzione per non essere contagiati da questo virus che sta condizionando e non poco la vita di tutti.
- Per contribuire alle spese mediche di suo figlio, lei ha alimentato la sua passione creativa, in che modo?
Essendo nata in una provincia famosa per l’arte ed il carnevale, sin da piccola ho manifestato la passione per le creazioni sartoriali di costumi, spesso anche dipinti: come tele e gioielli d’effetto scenico “quindi acquisendo l’arte e avendola messa da parte”, quando ho capito che le entrate familiari non sarebbero bastate per affrontare le spese mediche per le cure e i vari percorsi di riabilitazione di Adriano, ho deciso che “un po’ di zucchero non avrebbe guastato bevanda” quindi tempo ed impegni permettendo, avrei risvegliato il mio hobby creativo.
Mi sono rimessa con stoffa, aghi, colori, perle in mano coinvolgendo marito e pargoli come una catena di montaggio, ed ecco la mia prima pochette, il mio primo paio di orecchini, la mia prima coffa rivestita in seta vera e tela dipinta a mano.
Una grande sorpresa, dopo anni di fermo creativo, pensavo di non avere riscontro o che non sarebbero piaciuti, invece ho ricevuto tanti consensi e complimenti!
- Da quanto tempo ha approfondito quest’ hobby?
Direi che il lockdown, l’essere costretti a stare a casa durante il fine settimana, la lontananza dai miei parenti e la solitudine hanno dato una bella spinta a riaccendere la creatività. Quindi in questo caso il rovescio della medaglia in positivo.
- Ci parli delle sue creazioni e di come Le sono state d’aiuto?
Creo soprattutto borse, che hanno una loro identità, un loro nome, borse parlanti per i soggetti che trattano. Li descrivo soprattutto sonanti poiché ognuna è arricchita oltre che da ricche passamanerie e campanelli, di tanto altro ancora.
“ La mia borsa s’ava sentiri!!! Ava ssunari!!!” . Tradotto significa: “la mia borsa si deve sentire, deve suonare” e tenere compagnia!
Parto dal progetto, realizzo il cartamodello, scelgo il materiale per la struttura e poi passo alla scelta delle stoffe, delle passamanerie e di tutti quei ciondoli speciali che la rendono unica e particolare.
Le mie creature si rifanno alle tradizioni popolari, ai paesaggi e ai prodotti di questa magica terra dove sono nata, fichi, cannoli, teatro dei pupi, paladini, Santuzze…
Spesso ho regalato le mie creazioni ma quando poi qualcuno a mia insaputa ( mia sorella!!!) per scommessa le ha messe in vetrina riscuotendo successo, così mi ha spronata a creare nei ritagli di tempo.
Lo faccio per passione, perché molto impegnata con la famiglia ed il mio lavoro importante di Insegnante, ma qualche spicciolo in più mi aiuta a superare momenti particolarmente difficili e a sognare un po’ distogliendo l’attenzione alle preoccupazioni che di certo non mancano.
- Qual è la lezione più importante che ha imparato da Adriano?
Adriano, sarà per il nome che porta o forse perché quei pezzetti che mancavano nella sua bocca hanno incrementato la massa grigia, è un bimbo molto intelligente, caparbio, giudizioso, maturo … lui con il suo carattere forte e coraggioso ci ha dato fatto superare ogni ostacolo per andare avanti in questo percorso che durerà ancora un bel pò.
- Un messaggio di speranza per tutte le mamme italiane che lottano ogni giorno per il bene dei propri figli e dei propri ideali?
Voglio dire che i figli sono una forza della natura, che stravolgono la vita di noi genitori soprattutto quando ci sono problematiche che riguardano la salute ma che sono la nostra ragione di esistere e che non bisogna scoraggiarsi mai perché loro ci regalano “raggi di sole” che riscaldano il cuore ed illuminano le nostre giornate. Non abbattetevi mai, tutto si risolve!!!!
Adriana, artisticamente Cuntenta&Gabbata (proverbio siciliano).
Writer:
Gabriella Chiarappa
Salve sono una manager esperta in comunicazione, che punta sull’innovazione e la ricerca, il mio settore è legato alla sfera moda anche se la mia cultura e il mio spirito di osservazione mi portano ad avere sfaccettature che sinergicamente si avvicinano all’arte, alla musica e a tutto ciò che svela la nuova tendenza. Adoro il mondo del Fashion che coltiva la cultura e le tradizioni: incantata dalla genialità di un Alexander McQueen e dall’eleganza innovativa di un Jean Paul Gaultier. Sono una sognatrice autentica che crede che le passioni sono l’alimento per concretizzare i sogni, amo viaggiare,visitare musei, conoscere e documentarmi sempre….