La grazia di Sorrentino apre Venezia 82: quando il cinema italiano torna a parlare al mondo

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Sarà “La grazia”, il nuovo film di Paolo Sorrentino, ad aprire l’82ª edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, in programma dal 27 agosto al 6 settembre. Un annuncio che segna non solo un ritorno importante, ma anche una dichiarazione di poetica: il cinema d’autore italiano ha ancora molto da dire, e sa farlo con voce potente.
Nel cast, due interpreti d’eccellenza: Toni Servillo, compagno di lunga data nel viaggio cinematografico di Sorrentino, e Anna Ferzetti, volto raffinato del cinema italiano contemporaneo.

Poche ancora le informazioni sulla trama, ma già dal titolo – La grazia – si intuisce una direzione precisa, fatta di contrasti, redenzione e quel senso estetico inconfondibile che ha reso il regista napoletano un riferimento internazionale.

Ad accompagnare l’annuncio, le parole del direttore artistico Alberto Barbera, che ha voluto ricordare il lungo legame tra Sorrentino e la Biennale: “Sono molto felice che ad aprire l’82ª Mostra sia il nuovo, attesissimo film di Paolo Sorrentino. Esordì proprio qui, nel 2001, con L’uomo in più. Da allora, un legame che si è rafforzato nel tempo, fino al Leone d’Argento con È stata la mano di Dio nel 2021. La grazia è un film destinato a lasciare il segno per la sua originalità e per la sua forte sintonia con il presente.

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Un ritorno in grande stile, dunque, per un regista che ha portato l’Italia a vincere l’Oscar, il Golden Globe, il BAFTA e tre European Film Awards con La grande bellezza. Ma Sorrentino non è solo un autore da premi: è un autore di visioni. Le sue opere dividono, emozionano, provocano, ma non lasciano mai indifferenti. E in tempi di cinema globale sempre più standardizzato, questa è già una forma di resistenza.

In un’epoca in cui le immagini sembrano perdere peso, Sorrentino sceglie di tornare proprio dove tutto è cominciato, riaffermando un’idea di cinema che non rinuncia al pensiero, all’estetica, al rischio. Venezia 82 si apre così con un’opera che, ancor prima di essere vista, fa parlare per la sua carica simbolica: La grazia, quella che forse il cinema cerca oggi tra rumore e streaming compulsivo. Quella che ci fa rallentare, pensare, sentire.

E forse è proprio questo che ci si aspetta dal grande cinema italiano: non solo raccontare storie, ma restituirci uno sguardo. Uno sguardo che abbia il coraggio di guardare nel profondo.
A volte basta un titolo per riconoscere la mano di un autore. In questo caso, è già una promessa.

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