Ogni appassionato di automobili che si rispetti avrà probabilmente subito la perversa fascinazione del film Hollywoodiano “The Cannonball Run”, dove una fantascientifica Lamborghini Countach nera primeggiava in quello che venne sottotitolato in Italia “La gara più pazza d’America.”
Ancora possiamo ricordare l’introduzione del lungometraggio, dove nelle lunghe strade del deserto ad est di Las Vegas, la poderosa Lamborghini si divertiva a sbeffeggiare una Pontiac Firebird della Polizia fra lunghe fughe ed atti vandalici che oggi considereremmo “eroici” compiuti dalle due prorompenti pilotesse, le quali appositamente si fermavano davanti ad un cartello segnante il limite di 55 miglia orarie, cancellandolo con la vernice rossa, per poi ripartire arrogantemente a tutta velocità.
Una vera icona, come la Ferrari 308 gts di Magnum P.I, automobili ben stampate nella nostra memoria di bielle e pistoni. Ma quella Lamborghini in particolare è stata addirittura premiata come una delle trenta vetture (la trentesima per l’esattezza) considerate di importanza nazionale americana, inserita nel National Historyc Vehicle Register nella biblioteca del Congresso, gestita da Hagerty Driver’s foundation.
Le attrici Adrienne Barbeau e Tara Buckman, furono il fortunato equipaggio scelto per guidare la Countach LP 400S del 1979, telaio numero 1121112, che a fine del film vinse la “Cannonball.”
Una manifestazione semiclandestina creata appositamente per contrastare gli oppressivi provvedimenti governativi in termini di velocità stradale, la Cannonball – realmente esistita– era una forma di ribellione al troppo basso limite di velocità (55 miglia all’ora). Ovviamente l’intento non fu mai quello di essere dei pirati della strada, ma alla guida di auto sportive o quantomeno particolari, ogni tanto qualcuno dei partecipanti esagerava, finendo puntualmente con il veicolo sequestrato, ed a passare una notte in cella nella relativa contea o distretto che fosse.
Una gara adrenalinica che partiva nel cuore della notte dal centro di Manhattan fino a Redondo Beach in California da percorrere nel minor tempo possibile, tanto da rimanere una manifestazione ancor oggi tale e quale ad allora.
L’auto delle riprese, un esemplare in livrea totalmente nera e interni color senape, era stata consegnata nuova all’allora distributore di Lamborghini SEA auto di Roma, e subito esportata negli Stati Uniti e venduta in Florida.
Il suo proprietario, nondimeno amico del regista del film Hal Needham, la presta per le riprese, venendo così modificata per sembrare ancora più cattiva: con ben dodici scarichi, tre antenne ricetrasmittenti, un alettone anteriore che andava a sovrastare due fari abbaglianti supplementari, spoiler nero posteriore sopra gli scarichi, e vetri neri, rendendola molto simile ad un ufo.
Sul set poi, veniva notata da Ron Rice, il fondatore del marchio di creme solari “The Hawaiian Tropic” e sponsor ufficiale di svariate competizioni motoristiche che se ne innamorò all’istante, tanto da comprarla e portarsela a casa subito a fine riprese. La terrà fino al 2004 cedendola all’avvocato Jeff Ippoliti, il quale la possiede tuttora.
A distanza di quarant’anni dall’uscita del film, la Lamborghini viene tenuta sotto una teca di vetro al National Mall di Washington D.C. e da questo momento, tutte le informazioni riguardanti la vettura, la sua storia, la sua scannerizzazione in 3D, i suoi documenti saranno custoditi presso la Biblioteca del Congresso, ente ufficiale del Congresso degli Stati Uniti d’America, nonché libreria nazionale americana.
Nessuno nel 1981, anno in cui fu girato il film, si sarebbe mai immaginato che mostri di appassionati avrebbero creato oggi quelle immagini, e si che l’intento era creare solo un’esilarante commedia.
Ma con un cast eccezionale: da Burt Reynolds a Dean Martin, Sammy Davis jr, Roger Moore, Dom DeLuise, Peter Fonda e Jakie Chan. Una manna dal cielo anche per i cinefili, nondimeno un incubo per gli ambientalisti. Il Perché è doveroso guardare il film, chi scrive sarebbe troppo di parte.
Nato a Milano il 9 Agosto 1974, ha conseguito studi ed esperienze lavorative di progettazione meccanica. Agli inizi del 2000 quasi per gioco coltiva l’hobby della scrittura, divenendo inaspettatamente giornalista pubblicista. Ha collaborato con svariati quotidiani scrivendo di cronaca e inchiesta, nonché con magazines mensili dedicati alle auto storiche per via della sua passione per il collezionismo automobilistico di nicchia. Oggi lavora in una fondazione nel centro di Milano, ma non appena il tempo glielo consente, ne approfitta per condividere notizie ed opinioni. La sua citazione preferita, come un mantra, la ruba al celebre film “Scent of woman,” in cui Al Pacino, nei panni di un colonnello non vedente dell’esercito, risponde alla domanda del suo giovane badante sull’ammirazione che ha delle donne: “Le donne le amo sopra ogni cosa. Al secondo posto, ma con lunga distanza… c’è la Ferrari.” Carpe Diem.