Chi ha detto che la fine del mondo non possa essere raccontata con un abito Mugler addosso e una voce graffiante che ti entra dentro come una scossa? Miley Cyrus è tornata, e lo ha fatto nel modo che le riesce meglio: sovvertendo le regole, trasformando la musica in arte totale, e rendendo ogni apparizione un manifesto di libertà creativa.
Il suo nuovo singolo si chiama “End of The World”, ma no, non è un bollettino catastrofico. Semmai è un elegante atto di rinascita, un passo deciso verso qualcosa che ha il sapore della bellezza, ma anche dell’eccesso, dell’audacia, della teatralità più pura. Il brano anticipa l’uscita del nuovo album di inediti, “Something Beautiful”, atteso per il 30 maggio. E sì, già dal titolo ci aspettiamo qualcosa che non sia solo bello, ma potente e disturbante quanto basta per restare nella testa.
Il videoclip – sobrio ma tagliente – vede Miley in pieno “Miley-mode”: sola sul palco, microfono stretto tra le mani e addosso un abito originale Mugler che urla 90’s couture con tutta l’irriverenza di chi sa come trasformare ogni outfit in una dichiarazione politica (e poetica). Una regia essenziale, che esalta la presenza magnetica di un’artista ormai allergica ai compromessi, e che strizza l’occhio alla sua performance ai Grammy dello scorso anno, già cult.

Ma se pensate che Miley si sia fermata qui, ripensateci. Perché “End of the World” è solo il secondo tassello (dopo “Prelude”) di un puzzle che ci porterà, a giugno, all’uscita di un visual film che promette scintille e visioni. A firmarlo è un dream team visionario: Miley Cyrus stessa, Jacob Bixenman e Brendan Walter, prodotto da XYZ Films, Panos Cosmatos, in collaborazione con Sony Music Vision e Columbia Records. Una produzione che ha il profumo dell’ambizione e la trama di un’opera d’arte cinematografica.
E come dimenticare il dettaglio per chi ama i segreti ben custoditi? I fan più affezionati – quelli che frequentano più lo Chateau Marmont che TikTok – si ricorderanno “End of the World” da alcune performance intime, quasi sussurrate, durante serate esclusive dove Miley si esibiva per pochi eletti, svelando brani inediti con la nonchalance di chi ha tra le mani una bomba emotiva e la fa esplodere tra le poltroncine vellutate.
La moda, inutile dirlo, è un protagonista assoluto in tutto questo universo sensoriale: l’artwork dell’album, scattato da Glen Luchford, mostra una Cyrus statuario-siderale avvolta in un abito couture di Thierry Mugler del 1997. Un omaggio alla forza della femminilità che osa, crea e ridefinisce il tempo. Ma non finisce qui: nel visual film vedremo pezzi d’archivio firmati Mugler, Jean Paul Gaultier, Alexander McQueen, Alaïa, tutti customizzati per lei da Casey Cadwallader. Un vero tour de force estetico. A cucire (è il caso di dirlo) il tutto, le coreografie ipnotiche firmate Benoît Debie, che più che un movimento, raccontano uno stato d’animo.

E allora, cosa possiamo aspettarci da “Something Beautiful”? Un disco che suona come una mostra multisensoriale, dove ogni canzone è un’installazione sonora, un’esperienza visiva, un racconto cucito a mano. Una Miley che non si accontenta di cantare: dirige, produce, crea, danza, indossa e sovverte.
In fondo, non è la fine del mondo. È solo l’inizio di una nuova era targata Cyrus. E noi, sinceramente, non vediamo l’ora di essere travolti.

Salve sono una manager esperta in comunicazione, che punta sull’innovazione e la ricerca, il mio settore è legato alla sfera moda anche se la mia cultura e il mio spirito di osservazione mi portano ad avere sfaccettature che sinergicamente si avvicinano all’arte, alla musica e a tutto ciò che svela la nuova tendenza. Adoro il mondo del Fashion che coltiva la cultura e le tradizioni: incantata dalla genialità di un Alexander McQueen e dall’eleganza innovativa di un Jean Paul Gaultier. Sono una sognatrice autentica che crede che le passioni sono l’alimento per concretizzare i sogni, amo viaggiare,visitare musei, conoscere e documentarmi sempre….