Paco Di Canto: Le emozioni del cuore attraverso la fotografia

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paco di canto

La moda ci avvolge e ci circonda che ci piaccia o no, ogni volta che sfogliamo un quotidiano o una rivista, ogni volta che navighiamo su internet, e perfino quando stiamo andando al lavoro in macchina e vediamo un cartellone pubblicitario. Al giorno d’oggi per qualcuno è addirittura una forma d’arte, in cui il fotografo riesce a rappresentare uno stile di vita miscelando sapientemente soggetto, luci, scenografia, abbigliamento, trucco, acconciature e luci. Tutto questo attraverso lo sguardo unico e peculiare del fotografo. Ed è per questo che abbiamo il piacere di incontrare Paco Di Canto un fotografo che ama raccontare attraverso la fotografia.  

 

Qual è stato il tuo primo approccio alla fotografia?

Sono figlio d’arte, mio padre fotografo, quindi ho vissuto fin da piccolo la presenza di fotografie e macchine fotografiche erano una costante, poi oltre tutto, vigeva la regola “impara l’arte e mettila da parte” in pratica io e i miei 2 fratelli abbiamo iniziato fin da piccoli a familiarizzare con tutto ciò che comprendeva la fotografia, in più avevamo un piccolo laboratorio fotografico, e quindi oltre allo scatto, di per sé , si lavorava anche per lo sviluppo e la stampa analogica . 

 

Cos’è per te la fotografia di moda?

Un omaggio all’eleganza dell’anima. Mi spiego: se si va oltre all’abito e se ci si concentra con più attenzione su chi ha realizzato quel vestito, chi ha truccato e pettinato quella ragazza, l’intensità della modella ed infine chi ha fotografato quel servizio di moda, ci si rende conto di quanta sensibilità e bellezza esiste nel mondo. La moda, come l’arte, la fotografia di moda nello specifico è un altro modo per enfatizzare la bellezza non solo esteriore ma ancor di più quella dell’animo umano, trovo tutto questo appagante e meraviglioso.

 

Paco Di Canto
Giulia Salemi ritratta da Paco Di Canto per L’Officiel Italia

 

C’è un fotografo che consideri “un maestro”?

Beh, sono cresciuto nei mitici anni ’90 quindi di maestri ne abbiamo allo sfinimento, nello specifico li adoro un pò tutti, diciamo che Avedon, Meisel, Lindberg, Penn, Walker, Demarchelier, Roversi, sono figure che hanno formato il mio occhio, se così si può dire. 

 

C’è qualche foto di cui vai particolarmente fiero o a cui sei particolarmente legato?

Ma questa è davvero una bella domanda (ah ha)!!!

A dire il vero, le amo allo sfinimento quando abbraccio un nuovo progetto e dopo averle realizzate inizio a trovare dei difetti, (sono molto critico), quindi non dico che me le fanno disprezzare ma ecco non le apprezzo come da principio, ma poi alcune volte accade che riguardandole dopo qualche anno mi dico :<<però non male quel servizio>>, quindi, molto probabilmente la mia foto preferita ancora non l’ho realizzata o forse sì ma ancora non me ne sono reso conto.

 

Paco Di Canto
I’m What I want – Schon Magazine – Paco Di Canto

 

Com’è nato il tuo gusto estetico nel catturare lo scatto?

Credo che il gusto estetico si affini con il tempo, facendo ricerca, sperimentando e fotografando, ma anche andando oltre alla fotografia stessa, appassionandosi alle capacità del genere umano, alle meraviglie della natura, guardando film, ascoltando musica, ammirando opere pittoriche e scultoree, in questo continuo divenire, quasi automaticamente dopo qualche tempo come per magia, ci si crea una “firma”, si affina un modo di osservare e quindi fotografare che è unico. 

 

Quanto è importante per te l’approccio psicologico e l’intensità interpretativa tra soggetto e fotografo?

E’ fondamentale, capire quale team è idoneo per quel determinato progetto che andrò ad affrontare. Non si può chiedere ad un vegano di mangiare una bistecca, non perché non lo può fare, ma semplicemente perché non lo vuole fare, per svariati motivi, lo stesso vale per la fotografia, soprattutto quella di moda, quindi ripetendomi, la scelta del team è fondamentale, e nel mio caso poi, voglio che tutto il mio gruppo entri a far parte in prima persona nel mio scatto fotografico, sono del parere che pur essendo io il capitano della mia nave, senza un buon  equipaggio coinvolto, non farei un metro in mare.

Sul set, con me si vive tutti insieme, voglio il massimo da tutti ma desidero che tutti si sentano coinvolti emotivamente fino all’ultimo scatto. Capirai quindi quanto per me il fattore psicologico sia essenziale. 

 

Paco Di Canto
Paco Di Canto – In History

Cosa pensi dei social network?

I social sono il presente della comunicazione, ti danno la possibilità di esprimere o meglio di poter mettere in piazza i propri progetti e lavori. Li trovo utili ed essenziali per questo periodo storico, poi anche lì c’è il rovescio della medaglia, algoritmi che bloccano la visibilità, paturnie personali sui like e followers, ecco questi sono il male, dannosi alla psiche. Nel mio piccolo, ho capito che, devono servirmi e non io servire loro.

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Come ti relazioni con le tue fotografie? Sei critico?

Sono molto critico, di natura sono un perfezionista, sul lavoro mi piace programmare tutto, voglio che si arrivi sul set che tutti sappiano come si svolgerà il lavoro, ma al momento dello “start”, pur tenendo in mente le linee di partenza mi piace essere avvolto dalle variabilità umane che si mettono in gioco tutte insieme, e lì che si crea la magia, che tutto si amalgama e si perfeziona.

Sono un feticista del legame tra esseri umani, come anelli che si congiungono, anche solo per qualche ora quelle congiunzioni fanno la differenza. Quindi puoi ben comprendere, quanto io sia critico, nel realizzare un’immagine, che comunichi, che sia esteticamente avvolgente e ricca di emozioni.  

 

Paco Di Canto
Elisabetta Franchi – Ritratto a cura di Paco Di Canto

In un mondo pieno in cui è difficile definire l’autenticità, quale pensi che sia il tuo contributo in ambito fotografico che caratterizza le tue fotografie?

Sai, in un mondo omologato in tutto, un’artista è violentato dalla convinzione di dover essere unico che molte volte si perde tempo a ricercare qualcosa che non va ricercata. 

Siamo già unici come persone, l’importante a mio avviso è lasciarsi andare, seguire con ambizione, coraggio e soprattutto caparbietà e costanza il proprio lavoro (la fotografia nel mio caso) e così facendo, nel tempo, uscirà e si impressionerà la nostra sensibilità nelle nostre arti. 

Nel mio caso, come già scritto, amo il genere umano, adoro le “sfumature del cuore”, gli stati d’animo mi affascinano, sono poi, un appassionato dell’eleganza, delle movenze, dell’educazione, dell’euforia e dei buoni modi.

Come dissi qualche tempo fa sui social:

“L’eleganza è un’attitudine, uno stato di vita, una filosofia perfetta d’amore, ed è proprio questo che voglio raccontare con la mia fotografia”. 


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