L’ottantunesima edizione della mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia non si ferma, è instancabile ed insaziabile.
Arrivati al settimo giorno, il film tanto atteso è “Queer” di Luca Guadagnino, che si è ispirato al romanzo omonimo di William S. Burroughs, terzo tra i cinque rulli in concorso per il leone d’oro.
Solo due anni fa, il favoloso regista, si trovava a festeggiare per la vittoria del leone d’argento con “Bones and All”, ed oggi in laguna: quando il tempo vola e la bravura cresce!
Luca Guadagnino è uno dei registi di maggior successo anche all’estero e tutto ciò dev’essere molto emozionante per lui.
Tant’è, che ha confessato di esaudire finalmente un sogno con la realizzazione di quest’opera.

«Ho letto il libro a 17 anni, da ragazzo volevo cambiare il mondo attraverso il cinema», spiega Luca Guadagnino alla conferenza stampa del film: «Era pubblicato all’epoca con il titolo “Diverso”, e mi ha dato qualcosa di importante. Leggere questa storia con al centro il legame profondo tra i due personaggi, l’assenza di giudizio, il romanticismo dell’avventura con una persona che amiamo mi ha cambiato per sempre».
Il cast è formato da un Daniel Craig, Drew Starkey, Lesley Manville, Jason Schwartzman.
C’è molto erotismo all’interno delle scene e, grazie a questo, è possibile visionare un Daniel Craig totalmente nuovo, completamente distante dall’immaginario di James Bond, la fama lo precede e sorprende!
La trama
William Lee è uno scritto americano, espatriato a Città del Messico.
Individuo molto solitario, solitamente è circondato solo dal gruppo ristretto di statunitensi che conosce.
Tuttavia, un incontro fortuito con Eugene Allerton, un giovane studente fresco di città, gli crea un sussulto interiore.
Con il passare del tempo, anche breve, si crea una valida connessione emotiva.
Si illuderà per questo oppure riuscirà a creare la giusta intimità?
È una storia d’amore di ossessioni, di dipendenze e di sesso.
Relazioni che si intrecciano, passioni che sbocciano a causa di un atteggiamento sfuggente, misterioso e -forse- anche un po’ tossico.
Chi riuscirà a sopravvivere con la propria ombra?

“Spero che alla fine del film il pubblico abbia un’idea che risponde alla domanda: chi siamo noi quando siamo soli? Chi stiamo cercando, a prescindere se siamo qui, a Città del Messico, se siamo uomo o donna?».

Altro rullo in concorso, “Harvest” di Athina Rachel Tsangari, tratto da un romanzo omonimo di Jim Kreis.
Ambientato in un piccolo villaggio in Inghilterra dove l’arrivo di due contadini coincide con la fine della stagione del raccolto che, invece di rappresentare una festa come di consueto, è minacciata da due incendi che distruggono parte della dimora del padrone terriero e il limitare del bosco circostante.
Puro caso oppure colpa dei nuovi arrivati? Questo lavoro illustra le prime crepe della rivoluzione industriale.

E conclude Athina Rachel Tsangari: “Il futuro non fa parte della storia: accadrà fuori dallo schermo, in un mondo che non siamo destinati a vedere. Non ci sono eroi. Solo persone comuni e imperfette. L’ho immaginato come un dagherrotipo, o il suo equivalente moderno, una Polaroid esposta lentamente al crepuscolo“.

Cerco notizie ad Ovest Nord Ovest, sono logorroica e amante dell’informazione. Mi occupo di comunicazione, Social Media e speakeraggio radiofonico, mi piacciono le parole perché ognuna di esse racchiude un significato specifico. Nella vita ho sempre cercato di fare più cose insieme per poter imparare e migliorare, ritengo che c’è sempre tempo per trovare le proprie passioni basta perseguire la propria strada!I miei hobby sono la cinematografia, la fotografia e lo sport soprattutto il nuoto e la boxe, almeno per il momento! Il mio posto preferito è sicuramente il mare dove poter fare introspezione e staccare la mente.