Il principe del bello, leader mondiale negli arredamenti di alta nicchia, condivide con noi le sue passioni in una location da Mille e una notte.
Se per dettaglio intendiamo la sommatoria di tutte quelle minuzie che rendono esclusivo un oggetto, Romeo Sozzi è un principe del bello.
Ebanista designer, collezionista, editore e anche viticoltore. Qualcuno lo chiama “Architetto,” anche se tiene a ribadire che architetto non è. Ma nel privato è un semplice laghé: discreto, a volte schivo, ma che nel contempo ama raccontarsi e condividere con gli interlocutori la sua grande passione per il legno.
Il suo capolavoro lo fondò nel 1988, chiamandolo Promemoria. Oggi un impero specializzato nella lavorazione di legni pregiati e produttore di mobili su misura, spesso a tiratura limitata destinati a personaggi facoltosissimi.
Il suo quartier generale è in Valmadrera nel lecchese, ma con molti showroom nelle città più importanti del mondo: Milano, Hong Kong, Mosca, Varsavia, New York, Taipei e Londra.
Promemoria parla da sé. Dopo oltre trent’anni di attività la sua fama è autoalimentata costantemente dalle creazioni, le collezioni, i grandi arredi che ogni anno sforna.
I non addetti ai lavori possono tranquillamente fare una ricerca su Google per rendersi conto di cosa e di chi si stia parlando.
Ma chi è nel privato Romeo Sozzi?
Un bibliofilo, ama leggere le biografie dei grandi personaggi, sensibile all’Opera tanto da avere sempre riservato un palco alla Scala di Milano.
Dalla mondanità di un cocktail party in città, trasla volentieri alla tranquillità della montagna, laddove cerca di trovare la giusta ispirazione per ideare le sue prossime creazioni. Si rilassa facendo lunghe passeggiate, oppure si ritira al lago, suo luogo del cuore, come ribadisce sempre.
Non è affatto facile avvicinare Romeo, vuoi per i suoi impegni, vuoi per la sua riservatezza, eppure per noi decide di fare un’eccezione: siamo invitati a Varenna nella sua casa al lago – come adora definirla – sul versante lecchese del lago di Como.
Chi avrebbe mai immaginato che la sua casa al lago fosse una sontuosissima villa seicentesca con tanto di giardino massonico ed un coloratissimo percorso botanico: touché, forse dovevamo anche noi digitare su Google.
Villa Mapelli Sozzi, la medesima dimora alla quale si ispirò il Fogazzaro nel suo “Piccolo mondo antico.” Una villa che nel suo lignaggio ospitò anche Franz Liszt, Richard Wagner, Giuseppe Verdi, oltre a tutto il jet set più eccentrico della storia sei-settecentesca. Una dimora anche misteriosa sotto certi aspetti, dato che alcuni ricchi ospiti che ebbero l’onore di risiedervi nei secoli, tennero fra le altre cose anche delle sedute spiritiche e vari esoterismi.
Romeo la comprò quasi per caso dal conte Umberto Gallina, anch’egli dedito a strane pratiche. Ma questa è un’altra storia che varrà la pena di essere raccontata un domani.
Arriviamo a Varenna con un leggero anticipo, una piccola e vivace Portofino sul versante lecchese del lago di Como: non resistiamo e decidiamo di sfruttare quei pochi minuti percorrendo la caratteristica passerella dell’amore in riva al lago. Alzando gli occhi verso l’entroterra vediamo un villone ricoperto di edera e glicine (anche volendo impossibile non notarlo), ed un signore in jeans con indosso un’elegante camicia di lino bianca appoggiato alla ringhiera della sua terrazza che ci osserva.
“La villa è questa e quel signore vuoi vedere che è proprio Romeo Sozzi?”
Indovinato, una volta riconosciuti ci fa cenno di tornare indietro e percorrere la via che taglia il paese per accedervi, facendosi trovare al nostro arrivo davanti ad un imponente portone, molto più anonimo ma altrettanto bello rispetto al lato lacustre della casa.
Ci saremmo aspettati un uomo rigido, sofisticato, invece troviamo un uomo affabile e dagli occhi carichi di vita, con tanta voglia di parlare.
Una volta accomodatici nella sala Andrea Doria, salone principale di villa Mapelli Sozzi, ci rendiamo conto di navigare in un’altra galassia. Silenzio ed armonia in tutto. Arredi restaurati ad arte in un mix di mobilia antica e moderna acquistata da chissà quali parti di mondo, lasciano intravedere l’uomo viaggiatore, eternamente curioso, colui che ama ricordare il proprio passato ma sperimentatore dell’inusuale.
Pile di libri e di macchine fotografiche d’epoca sono un po’ dappertutto, così come le sue Mont Blanc, di cui è un esperto collezionista. ‘Ordo ab chaos’, l’ordine ricavato dal caos amalgamando logica e disposizioni per nulla casuali. La fiera del bello ad ogni angolo della stanza. Ci raggiunge offrendoci dei Martini dry portati in un vassoio. Li ha preparati personalmente mentre curiosavamo.
“Sapete, io mi rilasso preparando il Martini. Lo considero uno dei miei momenti più intimi. Vedete i bicchieri? Li ho disegnati personalmente per un esclusivo bar milanese.”
Ma chi è Romeo Sozzi? Come nasce la sua fortuna?
“Dal mio papà. Era un falegname e riparava mobili per i signori intorno alla Valmadrera. Io figuriamoci, curioso com’ero mi sono subito innamorato del mestiere, cominciai pertanto a lavorare con lui aiutandolo. Ma quando c’era da andare in qualche villa mi portavo sempre dietro matita e taccuino, proprio per imprimere le mie sensazioni alla vista dei dettagli. Annotavo tutto. Proprio tutto.”
E gli studi?
“Volevo studiare a New York, ma papà ovviamente non era d’accordo. Pertanto trovammo un compromesso e frequentai l’Accademia di Brera.”
Fra un sorso e l’altro Romeo riflette molto. Si vede chiaramente che la sua vita è un libro stampato nella sua memoria.
Si alza di scatto e prende un grosso volume da un tavolo, sottoponendolo alla nostra attenzione. – Romeo Sozzi e Promemoria, la manifattura dei sogni: è la sua biografia che ha donato sinora ad alcuni dei suoi clienti più esclusivi, ed ora la dona a noi orgogliosamente.
“Dopo tanta esperienza ho aperto la mia azienda nella seconda metà degli anni ottanta, credo di aver ingranato bene dato che oggi ho più di centoquaranta operai, e non ci crederete ma vi dico che li conosco uno ad uno. Li chiamo per nome, chiedo delle loro famiglie.”
Un piccolo padre che tiene i suoi figli sotto le sue ali protettive insomma.
“Esattamente. Per esempio, vedete questo massello?” Chiosa indicando la base di un grosso tavolo vetrato.
“Non vi dico il Mario – il mio fiulun, come lo chiamava un mio caro amico che adesso non c’è più – quanto è stato dietro nel lavorarlo.”
Questo riferito evidentemente ad un suo dipendente che non conosceremo mai, ma che lui invece, a riprova di quanto ha affermato, conosce alla perfezione.
Ma Romeo porta avanti il suo impero da solo?
“I miei tre figli lavorano con me. Paolo, Stefano e Davide sono il futuro dell’azienda, ma vorrei che come ho fatto io tenessero sempre a mente da dove siamo partiti.”
Insomma piccoli passi sempre avanti, come una rana, che poi è il simbolo porta fortuna dell’azienda. Come mai proprio una rana?
Abbozza un benevolo ghigno e ci guarda sornione
“Perché la rana è quell’animaletto carino, sorridente, che fa sempre salti in avanti e non torna mai indietro. In sede a Valmadrera posseggo un’intera collezione di rane, oggetti d’arte si intende, non rane vere, anche se mi piacerebbe.”
A proposito di animali, avevamo letto di un suo cagnolino al quale è molto affezionato.
“Ah si, il Piccolo Gin…” Riferendosi al suo Lakeland terrier “adesso starà dormendo da qualche parte. Vorrei tanto presentarvelo se sapessi dov’è”
Effettivamente la villa è su più piani, da perdersi in giro per le sue stanze. Non lo biasimiamo. Alla domanda sul perché il nome Gin:
“A parte il bellissimo nome, io sono un fervido appassionato di gin. Il Martini che stiamo degustando ve l’ho preparato con un gin invecchiato ventiquattro anni. E poi perché è lo stesso nome di uno dei due cani di un’illustre ex proprietaria di questa casa e volevo mantenere anche per lui la tradizione.”
Giustamente le tradizioni sono le nostre radici. Ma Romeo è un collezionista di collezioni. Cos’altro colleziona a parte Mont Blanc, rane, macchine fotografiche, liquori, vini pregiati, mobili d’epoca e libri.
“Tutto ciò che colpisce la mia attenzione. Ammetto però che ho un debole per le moto d’epoca, specialmente bmw. Ma anche Ducati, Norton ed altri marchi.”
E le macchine?
“Oddio, le macchine sono sempre stata la mia nemesi. In garage qualcosa ho:” dice con sguardo divertito.
Tipo? Quali sono le auto che incarnano il suo gusto.
“Diciamo che le inglesi hanno una marcia in più. Sono maggiormente curate, hanno cruscotti e sellerie in materiali che altre auto non si sognano minimamente.
Attualmente ho due o tre Jaguar d’epoca e altri marchi inglesi, più qualcosa ancora di più moderno.”
Capiamo che necessita della riservatezza adeguata e non insistiamo oltre. È lui che lo fa dopo una pausa studiata:
“Ma se devo dirne una che proprio mi fa impazzire e che amo usare spesso è la Jaguar E-Type.”
Ha una Jaguar E-Type e lo dice come se fosse un pacchetto di caramelle? Ma è bellissima, è l’auto di Diabolik!
“Esattamente, ed è anche dello stesso colore. Uguale in tutto e per tutto. Ecco, se un domani dovessi darle via, credo proprio che la E-Type non la cederei nemmeno per tutto l’oro del mondo.”
Come in James Bond, su una macchina del genere mancherebbe solo il dispositivo per lo champagne. Scommettiamo che è un cultore delle bollicine.
“E perdereste la scommessa. Preferisco il calore di un buon rosso corposo al posto delle bollicine. Ciononostante per i miei ospiti, queste non mancano mai. Ho il frigo pieno.”
Che tipo di ospiti?
“Di tutto un po’. Clienti importanti, personalità che hanno a che fare col mio lavoro, architetti e designer. Ma anche persone come noi, amici che magari ho la possibilità di vedere solo una volta l’anno. Mi piace condividere con loro un piatto di spaghetti aglio e olio, ma cucinati bene.”
Nel frattempo il cagnolino Gin arriva silenzioso da chissà dove, con un giochino in bocca a forma di aragosta. Guarda amorevolmente il suo padrone, il quale non esita ad abbassarsi dalla sedia per porgergli una carezza.
“Gin, piccolo Gin”
Proviamo anche noi a fargli una carezza ma la schiva furtivamente. Preferisce stare accanto al padrone.
Dato il termine poche settimane fa del salone del mobile a Milano, non possiamo fare a meno di chiedergli come sia andata.
“Molto bene. Abbiamo presentato per l’occasione la collezione Meraviglioso, anche se in principio volevo chiamarla leggerezza e stupore. Ho notato un buon riscontro. Speriamo di andare avanti in questa direzione.”
Quale sarebbe la direzione?
“Una direzione sempre più all’insegna della sostenibilità e dell’ecologia. La gente tiene molto a questi temi.”
C’è qualcosa che teme, professionalmente parlando?
“Certamente, le guerre. La guerra in Ucraina per esempio sta diventando un problema. Non immaginate quanta gente è nei capannoni seduta per terra a far niente. L’industria del legname è letteralmente crollata.
Possiamo immaginare, la guerra è un tema che fa paura anche a noi. Ma qual è la cosa più brutta che le sia capitata?
“Due cose. Una è stata la perdita del mio caro papà, al cui capezzale sempre munito del mio taccuino, ho annotato tutto ciò che mi voleva dire, consigli, amore, esperienza, proprio tutto.”
Condivisible; e la seconda?
“La seconda…” continua Romeo facendo fatica a celare una nota di rammarico. “La seconda sono stati i cinesi, ma su questo vorrei sorvolare.”
Nel frattempo i Martini sono finiti e rimaniamo a guardare dalla grossa finestra l’incanto del lago posarsi delicato sul glicine della terrazza.
A proposito di Bottega Ghianda, sappiamo che ha fatto un bel gesto. Potrebbe spiegare cos’è Bottega Ghianda?
Notiamo che Romeo ha in volto una ritrovata gioia.
“Pierluigi Ghianda, titolare della sua rinomata Bottega che porta il suo nome. Povero Pierluigi. Lo conoscevo bene. E’ stato un gran maestro del legno. A lui dobbiamo il leggio dedicato a Gae Aulenti e quel bastoncino seghettato con l’elica in fondo realizzato per Gianni Agnelli. Quando scomparve nel 2015, ho “sentito” di dover rilevare la sua bottega e tenere al loro posto i suoi dipendenti, i quali li considero membri della famiglia.”
Il ghigno ritorna divenendo un infinito sorriso, come a ringraziarci per quel prezioso ricordo, ed i suoi occhi vispi e scuri ritrovano vitalità.
Ma cosa la rende davvero orgoglioso?
“il fatto che molti giovani si stiano appassionando alla manifattura, al legno. All’artigianalità ed alla lavorazione a mano, fattori indispensabili per portare avanti il made in Italy. Non per nulla in azienda oggi puntiamo molto su di loro, e anche sui giovanissimi. L’età media dei miei dipendenti tutt’oggi è di 37 anni, ma non solo, vedo anche ventiquattrenni dedicarsi con dovizia nel cucire le pelli a mano intorno al legno. Questo mi rende veramente orgoglioso perché vuol dire che il modo di esprimere la mia passione è contagioso.”
Di fascino effettivamente ne ha da vendere. Persino noi, totalmente profani in materia vorremmo porgli altre decine di domande, ma avremmo bisogno di un’altra giornata ed altrettanti Martini. Poi mi chiede personalmente se mi piacciono le auto. Terreno molto fertile, visto che alla mia risposta affermativa mi fa presente che cinque anni fa come cliente ha persino avuto Rolls Royce. L’esclusivo su quattro ruote, la perfezione in movimento dotata di pregiatissimi dettagli lavorati all’interno, e in alcune serie speciali addirittura all’esterno, presentando dotazioni lignee simile ad un motoscafo Riva Tritone, che peraltro Romeo possiede.
Ripensando ai singoli istanti della propria vita certamente non rimpiange nulla. Tutto quello che poteva scegliere di fare l’ha fatto, nel bene e nel male.
“Il segreto sta proprio qui: uscire dai propri schemi. Non fossilizzarsi sempre sull’ovvio. Osare. Osare sempre di più e non tornare mai indietro. Ma per nessuna ragione al mondo dimenticarsi le proprie radici”.
Come ad incoraggiarci a realizzare fino in fondo i nostri sogni. Solo così potremo perfezionarci e crescere. Ed è proprio parlando di sogni che chiudiamo il nostro incontro con un forte abbraccio di buon auspicio: “l’ultimo mio sogno è quello di aprire una scuola internazionale per la lavorazione del legno.” Una visione che a quanto pare ha gia preso forma.
Lasciamo Varenna a malincuore, ripromettendoci di visitarla in tutti i suoi dettagli più nascosti. Come ci ha appena insegnato Romeo Sozzi.
Nato a Milano il 9 Agosto 1974, ha conseguito studi ed esperienze lavorative di progettazione meccanica. Agli inizi del 2000 quasi per gioco coltiva l’hobby della scrittura, divenendo inaspettatamente giornalista pubblicista. Ha collaborato con svariati quotidiani scrivendo di cronaca e inchiesta, nonché con magazines mensili dedicati alle auto storiche per via della sua passione per il collezionismo automobilistico di nicchia. Oggi lavora in una fondazione nel centro di Milano, ma non appena il tempo glielo consente, ne approfitta per condividere notizie ed opinioni. La sua citazione preferita, come un mantra, la ruba al celebre film “Scent of woman,” in cui Al Pacino, nei panni di un colonnello non vedente dell’esercito, risponde alla domanda del suo giovane badante sull’ammirazione che ha delle donne: “Le donne le amo sopra ogni cosa. Al secondo posto, ma con lunga distanza… c’è la Ferrari.” Carpe Diem.