The Garbage Man di Alfonso Bergamo: Una Storia di Redenzione e Bellezza

Eleonora Ono

L’anteprima del film The Garbage Man di Alfonso Bergamo ha conquistato gli invitati. In una sala gremita presentato il nuovo film del regista Alfonso Bergamo con la presenza di parte del cast artistico e tecnico, sceneggiatura di Armando Festa, Craig Peritz e lo stesso Alfonso Bergamo, fotografia di Daniele Poli, scenografia di Fabio Tresca, costumi di Sabrina Spissu, musiche di Francesco Marchetti e prodotto da Riccardo Di Pasquale &
Gian Gabriele Foschini
Il film è prodotto da Riccardo Di Pasquale per Fenix Entertainment e da Gian Gabriele Foschini per Gika Productions in associazione con Alacràn Pictures, con il supporto di Apulia Film Commission e il patrocinio del Comune di Campi Salentina (LE), distribuito da
Brandos Film.

The Garbage Man è la storia di un netturbino senza nome, introverso e autodistruttivo, figlio di un padre violento che, come un automa, si muove per le strade di un’imprecisata periferia del sud Italia. Un uomo che ha paura di tutto, del suo passato, del futuro e soprattutto del presente, che lo vede alle prese con il desiderio di ripulire il mondo dal marcio che impregna la società…che riesce, però, a trovare la grazia persino nel suo lavoro, scovando “tesori” nella spazzatura: oggetti dimenticati che la gente non vuole più, ma pieni di bellezza.

In un contesto produttivo indipendente, con tutte le sfide che questo comporta in Italia, ho cercato di creare un film di genere che osasse porre l’immagine al di sopra della storia stessa – ha commentato Alfonso Bergamo e con il Direttore della Fotografia Daniele Poli, lo Scenografo Fabio Tresca e la Costumista Sabrina Spissu abbiamo cercato di costruire un universo visivo che trasmettesse emozioni profonde e celebrasse il potere dell’immagine Cinematografica”.

 

The Garbage Man

 

Oltre a Paolo Briguglia, Randall Paul, Roberta Giarrusso e Tony Sperandeo, nel cast anche Marco Borrani (Daniel), Simone Gentile (Max), Mario Paradiso Jr. (Jack), Massimo McQueen (Pasquale), Francesco Marchina (Maresciallo), Azzurra Martino (Dottoressa Vitale), Ferdinando Ciaccia (Negoziante), Craig Peritz (Bill), Ndiaye Samba (Samba), Fabiola Dalla Chiara (Susy), Susanna Mollica (Mother), Francesco Carrassi (Sacerdote), Pietro Manigrasso (Barbone), Elena Romagnoli (Carlotta), Davide Colucci (Marco), Giulia Di Pasquale (Robertina). In sala presenti numerosi ospiti tra cui Pietro Delle Piane, l’attore Valerio Rota e Simone Massetti direttore di Radio Roma.

Realizzare The Garbage Man insieme al mio amico Riccardo di Pasquale è stata una esperienza unica, dove il coraggio e la forza imprenditoriale per fare un film d’autore indipendente hanno prevalso su qualsiasi ostacolo. Siamo stati fortunati e orgogliosi di avere una troupe fantastica di qualità sia sul territorio pugliese che dai professionisti venuti da Roma. Il supporto sia da parte del Comune di Campi Salentina che dell’Apulia Film Commission è stato fondamentale per la riuscita del nostro film” commenta il produttore Gian Gabriele Foschini.
Un grande applauso alla fine della proiezione con l’augurio di un grande successo del film nelle sale cinematografiche dal 28 novembre ed in anteprima nazionale al Multisala Massimo di Lecce. 




Per le nostre interviste Wonderyou ha avuto il piacere di dialogare con il regista Alfonso Bergamo.

1) “The Garbage Man” nasce da un’immagine potente e ipotetica; tratta della tragedia di Melissa Bassi, perciò in che modo questa storia ha catturato talmente tanto la tua attenzione da creare poi un lungometraggio?

In realtà è molto semplice: successe questa tragedia
(La ragazza morì il 19 maggio 2012 nell’esplosione di un ordigno a pochi passi dal tribunale e dall’istituto Morvillo Falcone che lei frequentava: per l’attentato in cui altre tre ragazze rimasero ferite è stato condannato all’ergastolo il responsabile) e la notte rimasi sveglio, ebbi quest’immagine fissa nei miei pensieri, tanto da sognarmela.
La scena è stata: un netturbino capace e valido di levare quest’ordigno, salvando così il mondo.

2) Ti sei ispirato in qualche modo alla pellicola “Lo chiamavano Jeeg Robot” di Gō Nagai?
Nessuna ispirazione a questo operato, anche se penso che sia davvero un valido prodotto; anzi, uno dei pochi che ho trovato parecchio interessante, così tanto da catturare la mia attenzione.

 

 

The Garbage Man - Teaser Ufficiale

 

 

3) In quest’opera ti sembra di aver osato abbastanza? Se sì in che modo?
Mi sembra di aver fatto l’eroe, esagerando. Sì, posso confermarlo!
Rischiare di mettere al mondo un film di questo spessore è stato un grande azzardo ma ne è valsa assolutamente la pena.
A mio avviso, a prescindere dal resto, abbiamo già vinto e, credo di poter parlare anche a nome di tutta la squadra.
Questa pellicola è di genere e, oltre a credere tantissimo nel progetto, abbiamo voluto “far rumore”.

4. Puoi raccontarci le tecniche che avete usato con il direttore della fotografia per la costruzione di un universo visivo così impattante?
Tra me ed il direttore della fotografia, Daniele Poli, c’è stato un vero e proprio matrimonio artistico, ci siamo sposati e scelti artisticamente (e non solo), e da abbiamo proseguito in discesa.
Crediamo molto nell’immagine, ed è proprio questo il motivo per cui mi sento regista: quando le immagini possono trasmettere.
Il processo creativo con Daniele è iniziato dopo aver visto “Joker “ di Todd Phillips, la quale opera possiede totalmente questo look noir, bellissimo, oscuro, cupo e intrigante.

 

The Garbage Man

 

Ovviamente abbiamo iniziato a sperimentare con i mezzi che avevamo a disposizione, quelli italiani; ed alla fine, mai dire mai, ci siamo avvicinati molto e abbiamo costruito con lo scenografo, la costumista, con il colorist e tutto il team, perché non si è mai soli, essendo un vero gruppo, un vero capolavoro.
Il lavoro è stato svolto con una precisione ed una minuzia non comune, proprio per alzare, sempre di più, quella famosa asticella. Tutto ciò si può ottenere soltanto con le persone che credono fermamente in quello che stanno creando, che hanno quella qualità in più, quella luccicanza, quell’ardore vivido e acceso negli occhi.
Il set incredibilmente si è trasformato in una vera e propria famiglia, anzi di più; è stato fondamentale muoversi fianco a fianco per creare una bellezza simile.
Del resto, è l’unione che fa la forza ed il regista che illumina la strada, la quale va percorsa insieme, all’unisono.
Infine, il dettaglio che dona davvero quella differenza in più è che prima di essere collegh, siamo amici.

5. Quanto e come è fondamentale empatizzare con il personaggio mentre gli si dà un volto? E quanto è importante che la personalità, unica ed inimitabile, venga fuori?
È totalmente fondamentale. La personalità e la persona fanno parte della stessa medaglia.
Tant’è che Paolo Briguglia è magistrale, estremamente paziente, flessibile e disponibile.
Non è scontato, anche se tutto il cast è stato incredibilmente eccezionale.

Ha creduto al progetto in maniera ferma e salda, lavorando alla stesura spalla a spalla insieme al sottoscritto.
Abbiamo visto film su film, dibattuto per molto tempo.
Ha capito l’obiettivo in toto, captando le immagini, le sensazioni, le emozioni, formando così il personaggio ad hoc e su misura per la sua taglia.
In questo modo, siamo stati in grado di arrivare – poi – ad una profondità tale solo se davvero si ci mette in discussione, solamente se si sprofonda nell’abisso. Ed è lì che il capolavoro è appena avvenuto, prendendo vita.
Ai miei allievi attori dico sempre che i personaggi possono essere diversi dalla sorgente ma bisogna comunque dare “in prestito” il proprio corpo e se si è persone di un certo calibro.
Le qualità insite in ognuno di noi troveranno il giusto flusso per spiccare, andando indubbiamente a favore e con il vento in poppa.

 

The Garbage Man

 

6. Cosa hanno donato al Film “Tony Sperandeo” e “ PaoloBriguglia” rispetto ad altri attori?
Hanno dato sicuramente un’importanza incisiva
del proprio essere, del proprio carattere.
Hanno creduto fermamente nell’opera.
Tony Sperandeo, nonostante abbia ormai una carriera ed un’esperienza ricchissima alle spalle, è riuscito a concedersi completamente a “The garbage man”.
Del resto, ripeto, tutti e, nessuno escluso, hanno apportato al rullo una caratteristica, una personalità, un estro in aggiunta a tutto quello che si stava costruendo.
Siamo stati una vera e propria troupe di artisti in sinergia con un alto livello di umanità registrato; ti assicuro che non è un avvenimento comune.

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7) Qual è l’obiettivo di “The garbage man”? Riportare in auge i valori di un tempo ormai perduti, oppure una provocazione al sistema corrotto? 
Il sistema è malato ed il film lo sottolinea incessantemente.
Perciò sì è sicuramente una provocazione velata. 
Tuttavia, cerca anche di spronare lo spettatore ad erigere delle domande, piuttosto che fornire risposte. 
In fin dei conti, oggi è semplice: basta cercare sul web per avere un riscontro positivo o negativo che sia. 
Invece, in questo momento, ora, chi è che si pone più “la domanda”? 
Ahimè, in pochi. Tant’è che proprio a causa di questa problematica, il pubblico ha bisogno di essere pungolato, addestrato, stimolato e purtroppo se non si inizia subito è difficile far cambiare la rotta.

Una tematica molto forte all’interno del lungometraggio è proprio la lotta tra il buio e la luce e, soprattutto, cosa scegli di essere quando si affronta un momento cupo?
In linea generale esiste sempre il buio e luce, lo Yin e lo Yang.
In ogni modo, quando l’oscurità prevale bisogna ritrovare l’interruttore per accendere la luce.
Questo messaggio è molto importante poiché il cinema è una forma d’arte per eccellenza, che può esortare a migliorare, a conoscersi, a scovare e scavare, dentro sé stessi, il bagliore più fulgido.

 

The Garbage Man

 

8) Che cosa ti stenti di aver aggiunto in questo rullo rispetto al primo? Ti senti un po’ diverso, un po’ cresciuto? In che modo?
Senza ombra di dubbio mi sento cresciuto, diverso, con un paio di scarpe nuove, pronto a percorrere strade interessanti.
Dal momento che non si finisce mai davvero di imparare, e menomale!
Cerco di apprendere sempre dagli errori già cementati, perché è giusto commettere qualche sbaglio (nel limite del garantito), purché poi si giovi dell’insegnamento.
Mi impegno, al limite, di dar vita a strafalcioni nuovi in modo da assorbire nozioni recenti, un po’ il concetto di “working progress”, ad esempio “The Garbage man”.
Imparo attraverso il compiere azioni, mi vivo il momento come una nuova esperienza per “sbagliare” con maggiore leggiadria.

9) Ti sei ispirato a qualche maestro della cinematografia? Se sì quale?
Mi sono ispirato in generale a Stanley Kubrick.
E’ il mio maestro in assoluto, quasi un padre, dato che la mia passione per il cinema è nata con lui.
Vi è una frase, o meglio un concetto basico, che mi ha fatto innamorato di Kubrick, cineasta magistrale, che è la seguente:
“il cinema è fotografare la fotografia della realtà”

10) Quanto è importante accogliere la paura ed affrontarla? Senza paura non possiamo raggiungere grandi obiettivi, è inutile che ci giriamo intorno. Il timore, quello che io definisco “sano”, fornisce alle persone quella possibilità di crescere, di andare oltre, abbandonando schemi arcaici, magari provenienti da una società obsoleta.
E’ un sentimento, come tutti gli altri, che non dev’essere demonizzato ma benvisto.

 

The Garbage Man

 

11) Cosa hanno dovuto fare agli attori per fronteggiare il timore?
Ogni situazione si può affrontare se c’è dialogo, se c’è stima reciproca. Perciò, gli attori si son dovuti sicuramente fidare e affidare sia con me, che con il gruppo stesso. E’ quasi una terapia d’urto per cercare di alimentare la fiducia nel prossimo.
Dunque, se si tratta di artisti, che possiedono una sensibilità spiccata, si empatizza moltissimo l’un con l’altro, tanto dà percepire attraverso un semplice sguardo, qualsiasi sensazione; anche in situazione di profondo stress, dettata da nottate, da ritmi surreali, e tutto ciò che riguarda il set.

Infine, se ci pensi, ognuno sceglie migliaia di volte al giorno a causa delle tante domande che intercedono il diretto interessato (e non solo) per ordini di forza maggiore (come il fonico che chiede e così anche l’attore, la truccatrice, la costumista, eccetera); ed il film è la risposta a tutte quelle domande.


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