“Uonderbois” la nuova serie originale italiana con la magistrale regia di Andrea De Sica e Giorgio Romano, disponibile su Disney+ dal 6 dicembre. Nel cast una meravigliosa Serena Rossi e un avventuroso Massimiliano Caiazzo, che si muovono anche attraverso la musica di due protagonisti d’eccezione: Nino D’Angelo, che interpreta se stesso e canta le sue canzoni e Geolier.
Suddivisa in 6 episodi a cui fanno da cornice le leggende popolari di un posto unico al mondo: Napoli. Dalle bellezze di questa città è facile farsi rapire, ma a tutto ciò che di magico e misterioso si cela in questo luogo hanno accesso solo coloro che sanno vedere oltre le apparenze.
Uonderbois, la trama
Sei vicende colme di leggende popolari di un posto unico al mondo: la città di Napoli. “Se gli americani sapessero del nostro patrimonio di storie e leggende chissà cosa ci farebbero!”, ha scherzato Barbara Petronio, ideatrice, alludendo alla capacità degli artisti d’oltreoceano di lavorare sui miti e sulle storie per creare incredibili narrazioni avventurose.
La storia segue le avventure di cinque ragazzi di 12 anni.
Cosa li accomuna? Una fervida fantasia e la convinzione che, per le strade di Napoli, si aggiri Uonderboi, il loro mito, un incrocio tra la leggendaria figura del Munaciello e un moderno Robin Hood.
I cinque amici devono però dirsi addio perché La Vecchia, proprietaria dei vasci in cui vivono, sta per vendere le loro case in cambio di una statuetta di Maradona.
Quando la statuetta viene rubata proprio dal loro idolo, Tonino Uonderboi, il nuovo Munaciello di Napoli, inizia l’avventura alla ricerca di un misterioso tesoro nella Napoli sotterranea. A guidarli in questo viaggio, è la conoscenza dei segreti più antichi della loro città ma anche la consapevolezza che dietro ogni leggenda si nasconda sempre un pizzico di verità.
Per le interviste Wonderyou ha avuto il piacere di dialogare con Barbara Petronio, ideatrice e sceneggiatrice della serie televisiva.
1) Da dove nasce l’idea di Uonderbois e chi o cosa ti ha ispirata?
L’idea di scrivere questo serie nasce nel 2016, in seguito ad un weekend a Napoli in compagnia della guida di Giorgio Romano(regista della serie insieme ad Andrea De Sica) e Gabriele Galli.
Il soggiorno è stato curioso, divertente e costellato di racconti ma anche faticoso per i km macinati alla scoperta della parte sotterranea della città.
Da quell’istante si è aperto un mondo effettivamente particolare, tutto da scoprire, contornato da miti, leggende, singolarità e poesia.
Pian piano tutti questi piccoli frammenti di storie si son trasformate in un bagaglio colmo di nozioni e di emozioni.
Tant’è che abbiamo pensato, grazie ad una lampadina che si è accesa nella nostra testa, che tutti questi elementi sarebbero stati utili per creare qualcosa di davvero importante.
Allora, eccola lì la scintilla che ci ha permesso di mettere tutto su carta, regalandoci storie da scrivere.
La nostra generazione è quella dei “I Goonies (The Goonies)” film d’avventura del 1985 di Richard Donner, delle pellicole di “Indiana Jones” di Steven Spielberg, perciò abbiamo avuto bisogno del tempo giusto, almeno secondo le nostre esigenze, per “impastare” e manovrare tutto questo favoloso background, creando e incidendo questa prima pietra, durata ben 8 anni: riprendi in mano lo scritto, apporta delle modifiche, aggiungi qualche passaggio e così via.
Nel 2019 arriva finalmente l’occasione di presentare la storia ad un componente importante dell’azienda Disney, che si è sin da subito innamorato del progetto.
Dunque, mattoncino dopo mattoncino siamo riusciti a creare un meccanismo industriale fino ad avere “la luce verde” della produzione, dandoci il famoso “lascia passare”.
2) La serie è uscita il 6 dicembre su Disney plus e dal web già si parla di un “prodotto innovativo”.
Puoi spiegarci quale potrebbe essere la motivazione?
Credo che questa serie abbia un ritmo giusto, un’energia vivida, coinvolgente, che travolge tutto e tutti. Ogni puntata è una sorpresa. Oltre a ciò, i miti, le leggende e le narrazioni che sono all’interno della serie, riescono ad unire le tradizioni con il genere “adventure”, cosa che in Italia non sembra essere troppo usuale. Un’altra nota positiva è che abbiamo cercato di creare un mondo in cui i bambini di ora, possano in qualche modo sbirciare il vissuto degli scugnizzi di un tempo. Debbo dire che in questo, Napoli è stata fondamentale per raccontare il concetto di unione.
3) Chi sono i Uonderbois? E in che modo potrebbero lanciare un segno incisivo nel mondo di oggi?
Sono 5 bambini inseparabili, che crescono nei vicoli, per strada, avventurandosi per i luoghi più sconosciuti, uniti da questo forte valore per l’amicizia, appassionati ed incuriositi da qualsiasi cosa ed, in particolar modo, dai percorsi nascosti e sotterranei della città.
Nel corso degli episodi, si evince un messaggio importante: un amico non si abbandona neanche quando le cose diventano più difficili.
Poi capirete di cosa sto parlando!
Inoltre, questa è una serie per tutti: grandi e piccoli.
Abbiamo cercato di alzare l’asticella, creando un racconto divertente, misterioso ed accessibile a qualsiasi tipo di pubblico.
La parola chiave è “inclusione”, poiché il cinema ed il mondo dell’audiovisivo è per chiunque e – soprattutto – per chi ha voglia di divertirsi, appassionarsi ed emozionarsi.
Un cast di vera e propria eccellenza ha fatto sicuramente la differenza:
Serena Rossi, Massimiliano Caiazzo, Junior Rodriguez, Melissa Caturano, Catello Buonocore, Christian Chiummariello, Gennaro Filippone, Giordana Marengo, Giovanni Esposito, Ernesto Mahieux, Daniele Rienzo, Francesco Di Leva, Ivana Lotito e con la partecipazione straordinaria di Nino D’Angelo.
4) Questa serie è stata girata a Napoli, una città tanto difficile ma estremamente bella con una magia particolare che la rappresenta da sempre. Secondo te Andrea De Sica e Giorgio Romano sono riusciti ad estrapolare/ evidenziare questa sorta di stregoneria (se si può chiamare così) o magia?
Andrea De Sica e Giorgio Romano, oltre ad essere miei cari amici, sono dei registi fenomenali e sono assolutamente riusciti a estrarre l’idea e metterla in regia.
Tutto ciò ovviamente non è stato semplice, dato che vi erano parecchie difficoltà tecniche, non ultima dirigere 5 bambini con poca esperienza.
Tuttavia sono stati perfettamente in grado, con professionalità, originalità e competenza, di apportare le giuste migliorie, dove era necessario, attraverso la loro arte poetica e l’occhio attento.
La vera ciliegina sulla torta sono gli effetti speciali che hanno evidenziato il tratto distintivo della pellicola in ogni puntata: è presente una vera ricostruzione di un coccodrillo, grazie alla potenza della grafica del digitale.
Oltre a tutta questa tecnologia, la vera differenza la continuano ad offrire le persone di spessore che hanno collaborato, vi era sempre un clima di unione anche nelle difficoltà.
È possibile affermare che è stata una vera e propria avventura e, seppur faticosa, soddisfacente.
5) Puoi spiegarci qual è il compito di un produttore esecutivo? E’ un compito importante poiché la mission è quella di riuscire a dare omogeneità e compattezza alla serie ed in parallelo controllare che tutto abbia lo stesso ritmo e/o il tono giusto; nulla dev’esser fuori posto. Bisogna assicurarsi che la modalità “ lavoro di squadra” sia attivata, coinvolgendo tutto il team. La verità è che in questi casi ognuno è fondamentale perché vi è sempre qualche problema da risolvere ed è necessario affrontarlo con il mood giusto, soprattutto per avere la rapidità e la soluzione in mano.
6) Com’è stato scrivere a più mani?
Fortunatamente sono abituata a lavorare in squadra, anche perché la serialità richiede più menti; ed è per questo che non è un’opera solo mia, al di là del fatto che non mi piace prendermi l’unico merito.
Un’ottima squadra è fondamentale per creare la giusta e valida sinergia che serve a generare il racconto. Abbiamo lavorato in una writers’ room per oltre 6 mesi, io, Gabriele Galli, Francesco Balletta e due giovani staff writers Veronica Galli e Rossella di Campli.
In ogni modo, è la storia che comanda, il resto è noia!
7) Chi è il Munaciello? Il Munaciello è una vera e propria leggenda napoletana che deriva dai cosiddetti “pozzari”. Si racconta che, in un tempo molto lontano, queste figure si manifestavano nel cuore della notte, passando proprio attraverso i sotterranei, nelle case dei nobili signori. Rubavano ori e gioielli e spesso si intrattenevano con le signore per qualche ora, poi fuggivano via col bottino. Una sorta di Robin Hood in salsa partenopea. Pare che facessero anche molti dispetti! Dunque, è grazie a questa leggenda che uno dei personaggi di punta è un moderno Munaciello, che ha delle abilità particolari che non sono completamente umane.
8) Nella fase creativa come sono usciti fuori i personaggi descritti? Hai avuto difficoltà nel crearli?
Non è stato difficile perché proprio in quel weekend vi è stata un’immersione totale nella ricerca di informazioni nuove e particolari. Ad esempio, abbiamo scoperto la storia del tesoro di Lautrec, la leggenda del tesoro nascosto nella grotta degli sportiglioni. Un generale delle truppe francesi saccheggiò mezza Italia portando con sé a Napoli tutto ciò che aveva razziato fino a quel momento: ori, gemme, argento e preziosi di ogni tipo. Poi morì di colera in qualche punto della Napoli sotterranea. Un vero e proprio tesoro, rimasto per sempre sepolto sotto la città. Ad ogni modo molti, speleologi e non, lo stanno ancora continuando a cercare, compresi i protagonisti della storia.
9) Sono presenti alcuni riferimenti a Tim Burton? Tim Burton è stato assolutamente una fonte d’ispirazione preziosa, come Spielberg e tanti altri maestri del cinema americano. Abbiamo voluto costruire un racconto dal sapore di avventura e azione, con un pizzico di magia e molta napoletanità!
10) Secondo te i giovani di oggi sono carenti nell’alimentare la propria fantasia/creatività?
I ragazzi di oggi hanno degli strumenti tecnologici che, in maniera inevitabile, gli fanno saltare dei passaggi.
Nonostante ciò, sono totalmente in grado di immaginare e di usare la fantasia, anche più velocemente.
Tutto questo discorso, l’ho potuto toccare con mano, vedere da vicino e, a mio avviso, hanno maggiore possibilità di osare, chiaramente con un minimo di buon senso, come in ogni circostanza.
“Uonderbois” parla soprattutto di essere e non apparire; i bimbi sono determinati ad imparare e a ribellarsi per apprendere la conoscenza di sé stessi.
11) Far parte di un gruppo oggi ha lo stesso valore di un tempo?
Il tentativo di quest’opera è proprio quello di ricreare, in piccola parte, grazie ad una realtà come Napoli, quel senso di unione, di comunità e di aggregazione necessario nella vita di chiunque.
Il vivere per strada insegna, è molto forte; i vicoli ispirano e guidano ed in questa storia si respira l’importanza dell’amicizia. In fin dei conti, nella fase di crescita è fondamentale avere un vero gruppo di amici, reali e fidati.
Un amico reale sarà al tuo fianco sempre, anche dopo un forte litigio.
12) Dove ti rifugi per scrivere?
La scrittura è già il mio rifugio.
Posso scrivere ovunque, senza riscontrare nessun fastidio e/o eventuali ripercussioni, forse qualche mal di schiena! Però per fortuna fin da piccola quando scrivo, riesco a isolarmi completamente dal contesto in cui mi trovo e a immergermi totalmente nella mia fantasia e nel mondo che sto creando
13)Il tuo gioco preferito all’età di 12 anni?
Giocare a nascondino era indubbiamente uno dei miei giochi preferiti ma sempre in chiave horror o con un po’ di sana trasgressione, sempre quella che mamma o papà avrebbero “proibito”; ad esempio, nascondersi in una casa abbandonata o situazioni similari.
È chiaro che la percezione del proibito genera sempre quel brivido in più. Oltre a ciò, anche lo svago dei giochi da tavola e dei videogiochi mi ha sempre appassionato e continua a farlo anche adesso che non sono più una bambina!
Cerco notizie ad Ovest Nord Ovest, sono logorroica e amante dell’informazione. Mi occupo di comunicazione, Social Media e speakeraggio radiofonico, mi piacciono le parole perché ognuna di esse racchiude un significato specifico. Nella vita ho sempre cercato di fare più cose insieme per poter imparare e migliorare, ritengo che c’è sempre tempo per trovare le proprie passioni basta perseguire la propria strada!I miei hobby sono la cinematografia, la fotografia e lo sport soprattutto il nuoto e la boxe, almeno per il momento! Il mio posto preferito è sicuramente il mare dove poter fare introspezione e staccare la mente.