Oggi il mondo si divide in due categorie: realisti e complottisti. Non si tratta di un semplice confronto, ma di uno scontro sociale che affonda le radici in una disinformazione perpetua.
I realisti sono coloro che riescono a interagire lucidamente con la realtà, grazie a metodi di informazione rigorosi e a fonti verificate tramite un attento fact-checking. Al contrario, i complottisti, spesso emotivi e con una formazione media, si limitano a consumare notizie sui social, attratti da contenuti facili e immediati che stimolano più l’emozione che la ragione.
Nel corso della storia, episodi di disinformazione hanno avuto un forte impatto. All’inizio del XX secolo, ad esempio, documenti contro gli ebrei furono redatti dall’Okrana, il servizio segreto zarista, per minare la loro economia. Con l’avvento di Internet, riemerse il fascino per il complottismo, e cominciarono a circolare teorie sul “Nuovo Ordine Mondiale”, alimentando dubbi e sospetti verso gli Stati Uniti e i governi occidentali.
La situazione si aggravò dopo l’11 settembre 2001, quando molti rifiutarono l’idea che i Talebani potessero attaccare le Twin Towers senza un coinvolgimento americano. In questo contesto, autori sostenuti da chissà chi iniziarono a collegare eventi come l’incidente di Lady Diana a un presunto complotto globale.
Nel tempo, la crescente crisi economica in Italia, insieme all’aumento del precariato e dei costi della vita, alimentò malcontento e sospetti. Movimenti come i No-Tav e i Forconi emersero, spesso spinti da teorie complottiste e finanziati da potenze oscure.
L’arrivo del COVID-19 portò a un’esplosione di queste tensioni. L’Italia ricevette aiuti dalla Cina e dalla Russia, ma si scoprì che i “medici” erano in gran parte militari. Le frustrazioni si trasformarono in movimenti contro il sistema, mentre molti iniziarono a vedere il virus come un’arma biologica creata da interessi americani.
Quando la pandemia si placò, le tensioni geopolitiche aumentarono, con la Russia che giustificò l’invasione dell’Ucraina come una lotta contro i “satanisti” americani. In questo contesto, i BRICS emergono come nuovi protagonisti, desiderosi di un ordine mondiale che sfidi l’egemonia americana.
Siamo in un periodo di transizione epocale, dove l’unità tra Oriente e Occidente è sempre più fragile. La divisione tra i popoli aumenta, mentre il potere asiatico cresce. Paradossalmente, mentre si parla di muri abbattuti, ne stiamo costruendo di nuovi.
L’unica vera arma dei popoli è la cultura. È fondamentale costruire un sapere concreto, basato su testi storici e informazioni certificate, piuttosto che su articoli fuorvianti pubblicati online. È paradossale pensare di aver scoperto una cospirazione globale senza aver prima compreso misteri storici locali.
La verità va cercata, poiché nessuno la offre su un piatto d’argento. Solo una cultura metodicamente costruita può guidare le sinapsi verso un risveglio autentico delle coscienze.

Nato a Milano il 9 Agosto 1974, ha conseguito studi ed esperienze lavorative di progettazione meccanica. Agli inizi del 2000 quasi per gioco coltiva l’hobby della scrittura, divenendo inaspettatamente giornalista pubblicista. Ha collaborato con svariati quotidiani scrivendo di cronaca e inchiesta, nonché con magazines mensili dedicati alle auto storiche per via della sua passione per il collezionismo automobilistico di nicchia. Oggi lavora in una fondazione nel centro di Milano, ma non appena il tempo glielo consente, ne approfitta per condividere notizie ed opinioni. La sua citazione preferita, come un mantra, la ruba al celebre film “Scent of woman,” in cui Al Pacino, nei panni di un colonnello non vedente dell’esercito, risponde alla domanda del suo giovane badante sull’ammirazione che ha delle donne: “Le donne le amo sopra ogni cosa. Al secondo posto, ma con lunga distanza… c’è la Ferrari.” Carpe Diem.