Quando il pop ha un’anima e balla col cuore
Milano, sabato 7 giugno – La notte si accende, ma non solo per le luci, i glitter e i coriandoli. Si accende per quella strana e preziosa alchimia che si crea solo quando un’artista non sale semplicemente sul palco per cantare, ma per connettersi, respirare con il pubblico, trasformare uno show in un atto di presenza vera. Dua Lipa lo ha fatto. Ancora una volta.
All’Ippodromo La Maura, davanti a 70.000 persone, Dua Lipa ha dimostrato che lo scettro del pop non è un oggetto di scena, ma un peso che sa portare con grazia, forza e autoironia. È una regina pop dei nostri tempi, senza bisogno di incoronazione: se l’è presa da sola, a colpi di talento, rigore, visione. E sabato sera ha scelto di parlare direttamente all’anima del suo pubblico italiano, con un omaggio che ha fatto esplodere il cuore e le mani: “A far l’amore comincia tu”, la hit intramontabile di Raffaella Carrà, cantata in italiano con coreografia e colpo di testa incluso. Un gesto semplice, ma potente. Di quelli che non si dimenticano.
“Ciao Milano, come va stasera?”, ha gridato Dua con un italiano teneramente imperfetto, perfettamente sincero. E poi ha aggiunto:
“La prima volta che mi sono esibita a Milano c’erano 50 persone. Oggi siete in 70.000. Mi avete regalato un sogno.”
Il pubblico ha risposto in piedi, con le mani, con gli occhi lucidi.
Il suo nuovo tour, “Radical Optimism”, prende il nome dal terzo album pubblicato nel 2024: un titolo che è quasi una dichiarazione esistenziale, un antidoto a questi tempi cinici. Lo spettacolo si apre con onde oceaniche, suono ipnotico che è insieme pace e promessa. Poi, il palco esplode in colori e movimenti: un corpo vivo di musica, danza, e cura dei dettagli. Nulla è lasciato al caso, ma nulla è freddo. Dua Lipa è presente, viva, travolgente.
In un body bustier celeste impreziosito da strass, calze a rete e stivali glitterati, è insieme dea pop e ragazza del mondo reale. Divide lo show in quattro atti: viaggia tra brani nuovi come “Training Season” e “Illusion”, ma non dimentica le pietre miliari che l’hanno resa ciò che è: “Levitating”, “Physical”, “New Rules”, “Don’t Start Now”, e ovviamente “Houdini” per la chiusura.
A metà concerto scende dal palco. Stringe mani, raccoglie biglietti, si fa selfie, guarda negli occhi la gente. Si ferma davvero. E lì, in quel gesto umano, Dua Lipa ricorda che non si può essere icone se si dimentica di essere persone. Accetta con un sorriso una collanina regalata da un fan, legge un cartello fatto a mano. Perché la popstar sa che la sua grandezza nasce da quel legame fragile e vero con chi l’ascolta.
Tra il pubblico si scorgono anche Mahmood, Stefano De Martino e Fabio Rovazzi, ma lo sguardo di chi c’era è tutto per lei. E per quella Raffaella Carrà evocata a gran voce, a metà tra omaggio e passaggio di testimone. Perché se Carrà ha insegnato all’Italia a mescolare leggerezza, sensualità e intelligenza, Dua Lipa lo sta insegnando al mondo.
A quasi 30 anni (li compirà il 22 agosto), Dua Lipa non solo non molla, ma rilancia. E lo fa con una dolcezza che disarma e una potenza che conquista. Non ha bisogno di scandalizzare: le basta esserci, cantare bene, ballare meglio e restare fedele a se stessa. In un tempo di icone di plastica, lei è carne, voce e cuore.
E se “a far l’amore comincia tu”, allora sì, a farci vibrare l’anima ha cominciato lei. E da lì, non abbiamo più smesso di ballare.

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