Oggi, 12 giugno 2025, ricorrono due anni dalla scomparsa di Silvio Berlusconi. Due anni in cui l’Italia ha fatto i conti con l’assenza di una figura che, nel bene o nel male, ha inciso in modo indelebile sul volto del nostro Paese. Uomo divisivo, visionario, discusso, ma soprattutto capace di lasciare un’impronta inconfondibile nella storia politica, economica e culturale dell’Italia contemporanea.
A due anni dalla sua morte, ci si sarebbe aspettati un momento di raccoglimento trasversale, nel segno del rispetto istituzionale. E invece, l’aula della Camera si è trasformata – ancora una volta – in un teatro di contrapposizioni. Il gesto dei deputati dell’Alleanza Verdi-Sinistra, che hanno abbandonato l’emiciclo durante la commemorazione, ha profondamente offeso non solo i parlamentari di Forza Italia, ma anche il comune senso del decoro democratico. È vero, le idee si contrastano, le posizioni si discutono, ma ci sono giorni e luoghi in cui il silenzio e la memoria dovrebbero avere la meglio sull’ideologia.
Le parole forti pronunciate da Maurizio Gasparri colgono questo sentimento diffuso: “Ricordarlo oggi significa ricordare un uomo che ha saputo cambiare il corso della storia italiana.” Ed è proprio questo che molti, anche fuori dal perimetro politico del centrodestra, non possono negare. Berlusconi ha liberato la destra da una marginalità storica, ha inventato un linguaggio nuovo – popolare, mediatico, diretto – che ha trasformato la comunicazione politica in Italia.
Ma Berlusconi è stato anche altro. È stato imprenditore, sportivo, editore, comunicatore. E, come ha ricordato Gasparri, “più di ogni altra cosa, era la sua straordinaria umanità a colpire. Amava ascoltare.” Chi lo ha conosciuto da vicino racconta di un uomo che non perdeva mai occasione per una battuta, per un incoraggiamento, per una stretta di mano che durava più a lungo del previsto.
E chissà, forse oggi da lassù un po’ se la ride. Perché anche nelle polemiche – anzi, soprattutto lì – Berlusconi sapeva trovare un motivo per sorridere, sdrammatizzare, rilanciare. E in fondo, anche questo faceva parte del suo modo tutto italiano di stare nel mondo.
Eppure, anche nella morte, Berlusconi resta uno spartiacque. Non si può non notare quanto la sua figura continui a suscitare tensione, reazioni istintive, persino rifiuto. È il destino dei grandi, forse. Ma è anche la fotografia di un Paese che, troppo spesso, confonde la memoria con la fazione.
Nel giorno in cui avrebbe dovuto prevalere il rispetto, abbiamo assistito a uno sfregio. E non per chi crede in Berlusconi o si definisce “berlusconiano”, ma per chi crede ancora nella politica come spazio di confronto civile.
Perché, come ogni uomo che ha segnato un’epoca, Silvio Berlusconi merita di essere ricordato nella sua complessità. Con gratitudine da chi lo ha seguito, con lucidità da chi lo ha contrastato, ma sempre con rispetto da parte di tutti. La sua lezione – nel bene e nel male – è scritta nella storia di questo Paese. E nessuna uscita dall’aula potrà mai cancellarla.

Salve sono una manager esperta in comunicazione, che punta sull’innovazione e la ricerca, il mio settore è legato alla sfera moda anche se la mia cultura e il mio spirito di osservazione mi portano ad avere sfaccettature che sinergicamente si avvicinano all’arte, alla musica e a tutto ciò che svela la nuova tendenza. Adoro il mondo del Fashion che coltiva la cultura e le tradizioni: incantata dalla genialità di un Alexander McQueen e dall’eleganza innovativa di un Jean Paul Gaultier. Sono una sognatrice autentica che crede che le passioni sono l’alimento per concretizzare i sogni, amo viaggiare,visitare musei, conoscere e documentarmi sempre….