Un défilé onirico tra passato e futuro, dove la visione di Maria Grazia Chiuri trasforma Villa Albani Torlonia in un palcoscenico di moda, arte e memoria cinematografica.
Nel verde segreto di Villa Albani Torlonia, tra statue e pioggia gentile, Dior ha danzato con il tempo. La sfilata Cruise 2026 firmata da Maria Grazia Chiuri si è trasformata in un ballo rituale, sospeso tra passato e presente, in cui ottanta creazioni – a metà tra prêt-à-porter e Haute Couture – hanno preso vita come visioni. Un tableau che celebra la femminilità come potere, la moda come linguaggio, Roma come sogno.

L’atmosfera richiama un’eleganza rarefatta: frac madreperlacei, corsetti futuristi, pepli scolpiti ma illusori. Le scarpe – basse, quasi in punta di piedi – raccontano un’idea di forza quieta. Tra cuissardes evanescenti e ballerine-gladiatore, la silhouette si fa longilinea, leggera, danzante. Lussuosa e botanica, la collezione intreccia ricami, frange, volant, come se ogni abito portasse con sé la memoria di un giardino segreto.

In filigrana, un’eco del leggendario Bal Blanc di Mimì Pecci Blunt, contessa, mecenate, rivoluzionaria ante litteram. I suoi balli mascherati, nei salotti artistici della Parigi anni Trenta, hanno ispirato questa sfilata-performance che sfuma i confini tra spettatori e protagonisti. Schiaparelli, Man Ray, Elsa Maxwell: nomi che tornano come fantasmi benevoli, pronti a vegliare su questo nuovo capitolo di moda viva.

Chiuri, ancora una volta, sceglie una figura femminile forte come musa. E con la riapertura del Teatro della Cometa – piccolo scrigno d’arte rinato per volontà della sua famiglia – rievoca la cultura del gesto e dell’abito come dichiarazione d’identità. “Lo stile è l’anima che prende forma nel corpo”, scriveva Jean Cocteau. E qui, in ogni cucitura, quella frase diventa abito.

La collezione mescola epoche come pagine sovrapposte di un diario di viaggio: velluti cardinalizi, lingerie svelata, gilet déco, jeans marmorei, corsetti velati. Fiori tridimensionali sbocciano sulla maglieria, mentre marsine e mantelli riflettono la stratificazione estetica della Città Eterna. Il cinema entra in scena grazie alla sartoria Tirelli e alle creazioni in garza medica ispirate ai costumi da Oscar, e al corto Les Fantômes du Cinéma di Matteo Garrone, proiettato come prologo digitale dello show.

In scena, un moderno ballo in bianco. Donne vestite di luce, uomini in nero, come in una coreografia d’altri tempi, ma con lo sguardo rivolto al futuro. L’arte, la moda e il cinema si fondono in un unicum visivo che celebra la trasformazione, la memoria e la bellezza inquieta di Roma. Una città che resta musa e mistero. Una sfilata che è anche manifesto. Una festa dell’immaginazione in abito da sera.

Salve sono una manager esperta in comunicazione, che punta sull’innovazione e la ricerca, il mio settore è legato alla sfera moda anche se la mia cultura e il mio spirito di osservazione mi portano ad avere sfaccettature che sinergicamente si avvicinano all’arte, alla musica e a tutto ciò che svela la nuova tendenza. Adoro il mondo del Fashion che coltiva la cultura e le tradizioni: incantata dalla genialità di un Alexander McQueen e dall’eleganza innovativa di un Jean Paul Gaultier. Sono una sognatrice autentica che crede che le passioni sono l’alimento per concretizzare i sogni, amo viaggiare,visitare musei, conoscere e documentarmi sempre….