Maximilian Nisi, classe 1970, regista e attore di grande intensità, l’abbiamo intervistato alla vigilia della sua tournée “Ludwig van Beethoven, sublime uragano”.
Un appuntamento molto atteso, certo emozionante, che si svolgerà giovedì 11 novembre, in una location straordinaria, Villa Cordellina Lombardi a Montecchio Maggiore.
Un’occasione speciale per raccontarsi.
Nato a Faenza, dopo alcuni mesi si trasferisce con la famiglia a Torino dove trascorre la sua adolescenza. Nel 1990 viene ammesso alla Scuola del Teatro d’Europa di Milano diretta da Giorgio Strehler, dove tre anni più tardi consegue il diploma da attore. Durante il suo corso di studi al Piccolo Teatro conosce Klaus Maria Brandauer, Marcel Marceau, Carolyn Carlson, Lindsay Kemp e Micha van Hoecke. Personalità queste molto forti che hanno contribuito profondamente alla sua crescita artistica. Nel 1995 si trasferisce a Roma per seguire il Corso di Perfezionamento per Attori presso il Teatro di Roma, diretto da Luca Ronconi. In quell’occasione lavora con Peter Stein, Federico Tiezzi, Piero Maccarinelli e segue i corsi di Storia del Teatro tenuti da Franco Quadri, figura di grande riferimento per la sua formazione teorica riguardo al mestiere dell’attore. Attualmente vive a Roma.
Dopo aver debuttato nel 1993 nel Faust di Goethe, regia di Giorgio Strehler al Piccolo Teatro di Milano, lavora per molti anni esclusivamente in teatro. Solo successivamente approda alla televisione, dove recita in alcune serie tv come Occhio di Falco, La Squadra e soprattutto nelle soap opera Un posto al sole e Incantesimo. Ha lavorato, inoltre, diretto da Pier Francesco Pingitore nel film tv Di che peccato sei? per le Reti Mediaset ha letto testi sacri per quasi vent’anni nella trasmissione a tema religioso Le frontiere dello spirito condotta dal Cardinal Gianfranco Ravasi. Al cinema ha recitato in Mario e il mago, La sindrome di Stendhal, Marciando nel buio, Il partigiano Johnny, Milonga e infine in Un Aldo qualunque, sua ultima apparizione cinematografica.
Raccontaci di te, hobby, passioni, sogni
È un momento questo in cui mi sento poco definito, non saprei cosa dirti. Non riesco a parlare con lucidità di me stesso, dei miei pensieri e delle mie aspirazioni. Ho fiducia nel futuro, anche se sinceramente non ne comprendo le ragioni. Viviamo in mondo confuso, divisi, prigionieri di noi stessi. Amiamo scrivere sull’acqua cose spesso prive di senso e di reale necessità. Mi guardo dentro, mi guardo attorno e vorrei tanto che accadesse qualcosa di straordinario per tutti noi
Come nasce la tua passione per la recitazione?
Passione è il termine più esatto per raccontare un percorso artistico.
Il mio è un lavoro certamente privilegiato, ma non privo di contraddizioni, di insidie e di incertezze. Ci riscaldiamo col calore dei fiammiferi che accendiamo, per intenderci. Recitare è il tentativo di confermare a me stesso di essere ancora vivo, il mio modo di comunicare con il mondo, il solo ch’io conosca e l’unico che abbia mai praticato.
Hai lavorato con maestri molto importanti, quali insegnamenti hai tratto?
Ho tratto moltissimi insegnamenti da loro. Non sono riuscito a metterli in pratica tutti, è vero, ma cerco di farlo, ogni volta che ne ho la possibilità. Ho avuto il privilegio di ascoltare parole significative e di vedere, poi, come queste prendessero forma e, da crisalidi, spiccassero il volo. Parole antiche, forse un po’ impolverate, ma per me ancora splendenti e piene di confortante verità. Non ho mai creduto nell’originalità, sono sempre stato un fervente sostenitore dell’originarietà. I grandi maestri sanno incidere la pietra, sono tesori inestimabili, andrebbero salvaguardati, e il loro credo dovrebbe esser reso eterno.
Ti vediamo spesso in ruoli di grande spessore, quale è il personaggio che hai amato di più e perché?
Amo i personaggi che mi portano via da me stesso. Quelli in cui sparisco o in cui riesco a palesarmi totalmente. Quindi amo il personaggio che ancora deve venire, quello che, forse, un giorno mi salverà.
Oltre ad essere un bravo attore ti dedichi anche alla regia teatrale, difficoltà ed emozioni
Nessuna difficoltà e moltissime emozioni. Sono un attore e dirigere altri attori, avendo cognizione di causa, mi riesce facile e mi diverte molto. Credo che fare regia sia un po’ come far politica: per farla bene, onestamente, sarebbe opportuno conoscere i problemi della gente, avendoli condivisi pienamente.
Sei in tournée con “Ludwig van Beethoven, sublime uragano”, come ti sei preparato?
Studio la figura di Beethoven da diversi anni. Il testo che ne è scaturito credo possa essere molto interessante. Racconta non solo il genio assoluto, l’artista, ma anche l’uomo combattente e solitario. Sono partito dalla lettura dei suoi quaderni di conversazione, i 400 preziosissimi ‘taccuini’ che Beethoven utilizzò durante la sua sordità per comunicare. Avremmo dovuto debuttare due anni fa, per celebrare i 250 anni della nascita, ma la pandemia non ce l’ha permesso. L’ 11 novembre, in una location straordinaria, Villa Cordellina Lombardi a Montecchio Maggiore, un gioiello dell’architettura palladiana, accompagnato dal Maestro Antonio Camponogara riprenderemo da dove abbiamo interrotto.
Hai visitato il Palazzo della Secessione a Vienna, dove è conservato il fregio di Beethoven di Gustav Klimt? Cosa ne pensi?
L’ho visto da adolescente e ne sono rimasto affascinato. Tre meravigliosi pannelli, trentaquattro metri di eleganza e di raffinato colore che mi hanno incantato. Un tempio dedicato a Beethoven e alla sua nona sinfonia da parte di uno dei pittori più stravaganti e capaci del ‘900. Mentre il bacio a tutto il mondo regala speranza, gli spiriti malvagi incutono terrore: il sunto della nostra esistenza. Vienna, Beethoven, Klimt, un trittico senza tempo. Infinita ed estatica bellezza.
Cosa ti ha colpito di più di Beethoven?
Il suo essere dannatamente uomo. La sua capacità di scandagliare la vita e di tradurla in musica. La sua profondità e il suo essere universalmente grande. Ritengo che Beethoven sia stato il musicista più intenso, il più sorprendente di tutti i tempi.
Quale sono i tuoi prossimi programmi?
A dicembre inizierò le prove di “A spasso con Daisy” di Alfred Hury, diretto da Guglielmo Ferro con Milena Vukotic. Debutteremo nel mese di gennaio. Milena, è una cara amica, un’anima preziosa e un’attrice stupenda. Le sono molto legato.
Il tuo romanzo preferito? Ti piacerebbe trasformarlo in una pièce teatrale?
Tutti i libri che leggo, nel momento stesso in cui li leggo, diventano i miei libri preferiti e nella mia testa si trasformano in spettacoli o in film. Immagino i luoghi, i visi, i costumi. Sento i dialoghi. Ascolto le musiche. Leggere è un abbraccio accogliente in cui adoro ancora sprofondare. Una droga sana, potente e salvifica.
A cosa stai lavorando?
Sto cercando un progetto a cui regalare e relegare i miei pensieri, la mia energia, la mia follia e tutto il mio amore.
Writer:
Dionilla Ceccarelli
Cosmopolita e sognatrice. Studia lingue: Russo, Tedesco e Francese. Ama nuotare, la natura, la moda e l’arte.Adora viaggiare, il rito del thè e la letteratura russa.